Le cause di lavoro rischiano di perdere definitivamente il treno della conciliazione. Con l'imminente approvazione del collegato lavoro, il parlamento sembra aver messo la pietra tombale sulla composizione amichevole delle liti tra imprese e dipendenti, perché il tentativo di trovare un accordo da obbligatorio diventa facoltativo. È pur vero che finora l'obbligatorietà non ha portato grandi risultati. Secondo le stime più recenti, solo una conciliazione su cinque va a buon fine ed esce così dal circuito della giustizia ordinaria. Numeri non esaltanti, ma che comunque si traducono in un taglio del 20% delle cause di lavoro, quello che è probabilmente il più aspro fra i contenziosi che finiscono in tribunale.
Sarà per l'importanza della posta in gioco, o per un tasso di litigiosità che non ha eguali al mondo, oppure per un quadro normativo scivoloso. Sta di fatto che quando in ballo c'è una questione di lavoro, le parti sembrano pensare a tutto tranne che a cedere di un millimetro dalle proprie posizioni. Lo dimostra l'elevato tasso di ricorsi in appello contro le decisioni di primo grado. Un altro dei record della nostra giustizia malandata: un quarto delle sentenze emesse dai tribunali in materia di lavoro finisce dritto in corte d'appello, uffici non a caso con le performance peggiori quanto a velocità di smaltimento. Addirittura le cause di lavoro, pubblico e non, e di previdenza rappresentano il 40% dell'intera attività dei giudici di secondo grado.
L'unica chance di chiudere la vertenza fuori dalle aule di giustizia sembra essere allora quella affidata al braccio di ferro che si consumerà all'inizio del rapporto. Quando il datore di lavoro sottoporrà la clausola compromissoria al dipendente, che lo impegnerà ad affidarsi a un arbitrato nel caso dovesse insorgere qualche problema. Con l'eccezione dei contrasti più gravi legati al licenziamento.
«C'è un paradosso – mette in guardia Riccardo Del Punta, avvocato giuslavorista e docente di diritto del lavoro all'università di Firenze –: questa misura è voluta per rimediare alle lentezze della giustizia che danneggiano sì le imprese, ma che colpiscono ancora di più i lavoratori. I quali dovrebbero essere i protagonisti di questa iniziativa. Eppure è difficile immaginare che proprio i lavoratori si rivolgeranno agli arbitri per due motivi: perché hanno una fiducia incondizionata nei giudici e perché di fatto sono abituati a non pagare per la causa, anche per la prassi diffusa di compensare le spese pure nel caso di soccombenza. Il ricorso all'arbitro è costoso, questo è innegabile. Il fatto di dover versare il 2% del valore della causa al presidente del collegio arbitrale prima dell'inizio della causa, con assegni circolari, può scoraggiare i lavoratori».
Certamente il ricorso all'arbitrato aumenterebbe se si diffondessero le clausole compromissorie, che una volta firmate (al termine del periodo di prova o comunque non prima di un mese dalla stipula del contratto di lavoro) obbligano le parti a non fare mai ricorso al giudice in caso di controversia. Si tratta di clausole che al momento sono soltanto volontarie, anche se nella realtà difficilmente potrebbero essere rifiutate dai lavoratori che nelle prime fasi del rapporto di lavoro non si trovano certo in una posizione di forza.
Puntare su clausole compromissorie e arbitrato per rimediare alla lentezza della giustizia è stata una scelta sulla quale gli avvocati giuslavoristi hanno peraltro appena ribadito la propria contrarietà. «Come alternativa efficace per alleviare il carico delle cause di lavoro – prosegue Del Punta – si poteva agire sulla materia previdenziale: oggi il contenzioso che pesa di più è quello che riguarda pensioni di invalidità, malattie professionali e tutta la materia infortunistica». Mentre per Marina Calderone, che siede al vertice della categoria dei consulenti del lavoro, «la conciliazione obbligatoria ha fallito il suo obiettivo. Le liti si conciliano solo se, preventivamente all'atto formale, le parti hanno trovato l'accordo. È dunque coerente aver trasformato il tentativo di conciliazione in un atto volontario».
Uno dei vantaggi dell'alternativa conciliazione-arbitrato, aggiunge Calderone, «è la moltiplicazione delle sedi nelle quali si potranno comporre preventivamente le controversie. La scommessa si vince comprendendo che i conflitti possono risolversi senza bisogno di ingolfare le aule giudiziarie». Ma è importante anche «come si fa conciliazione» sottolinea Vittorio La Placa, giudice del lavoro del tribunale di Palermo: «se la commissione studia il fascicolo, se riesce a farsi dire dalle parti a cosa mirano, se riesce a comprendere dove sono disposte a cedere allora la probabilità che si arrivi a buon fine è alta». La realtà, ricorda La Placa, è che «le commissioni, spesso, non riescono neanche a convocare le parti entro i termini». Il tentativo di conciliazione, oggi, deve essere concluso entro 60 giorni dalla richiesta. Decorsi i quali, l'obbligo si ritiene assolto. E la lite giunge dove non avrebbe dovuto. In tribunale.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-10-11/lite-torna-tribunale-094012.shtml?uuid=AY9prrYC
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Per la conciliazione rischio di avvio frenato
Rischia di sgonfiarsi uno dei principali incentivi alla conciliazione. Il regolamento del ministero della Giustizia, ormai in vista della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», possibile per l'inizio della prossima settimana, non prevede l'obbligatorietà della formulazione della proposta di mediazione alle parti. Tutto è invece affidato al regolamento dell'ente di conciliazione. Che potrà stabilire il vincolo o escluderlo.
Il punto è che così verrà depotenziata una delle misure, l'eccezione al principio di soccombenza (per cui può essere chiamata a pagare le spese del giudizio anche la parte vincitrice, nel caso in cui abbia in precedenza rifiutato una proposta di accordo di contenuto analogo alla sentenza), che, insieme agli incentivi fiscali, doveva servire da pungolo alla conclusione degli accordi.
La situazione è emersa con chiarezza al convegno organizzato da Isdaci (Istituto scientifico per l'arbitrato, la mediazione e il diritto commerciale) che si è svolto ieri pomeriggio a Milano nell'aula magna di Palazzo di giustizia. Il chiarimento è stato fornito dal capo dell'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia, Augusta Iannini, che inoltre, sul versante dei costi del procedimento, ha spiegato che, nell'ultima versione del testo, sono state leggermente innalzate le indennità da versare ai conciliatori pubblici, ma che, in caso sia dimostrata l'esistenza dei requisiti per l'accesso al gratuito patrocinio, l'indennità ai mediatori non sarà dovuta.
E, se Stefano Azzali della camera arbitrale di Milano ha tenuto a sottolineare che la conciliazione non dovrà essere vissuta come un passaggio burocratico, Giovanni Deodato, presidente Isdaci, ha ricordato la necessità di «una valutazione rigorosa dell'accreditamento degli enti di formazione e una scelta scrupolosa da parte dei professionisti verso coloro che danno più garanzie di elevati standard qualitativi».
Ieri è di nuovo uscito allo scoperto il Cnf che, in un parere tecnico inviato all'ufficio legislativo del ministero, ha chiesto la modifica di alcuni passaggi del regolamento. Che viene inquadrato in un contesto di «latente sfiducia» di cui, per il Cnf, sono stati oggetto i legali, escludendo l'assistenza tecnica nel corso del procedimento. Nel dettaglio il Cnf chiede un rafforzamento dei requisiti di preparazione dei mediatori: non basta la laurea breve o l'iscrizione a Ordini professionali, compresi quelli che non richiedono neppure il diploma di laurea.
Nel mirino del Cnf anche la disciplina della procedura che il regolamento fissa in maniera estremamente dettagliata, dimostrando di ignorare quell'informalità che dovrebbe accompagnare tutto l'iter della conciliazione. Infine, andrebbero fissate tariffe minime obbligatorie per coprire le spese di funzionamento degli enti.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-10-07/conciliazione-rischio-avvio-frenato-115725.shtml?uuid=AYB9BbXC
Il punto è che così verrà depotenziata una delle misure, l'eccezione al principio di soccombenza (per cui può essere chiamata a pagare le spese del giudizio anche la parte vincitrice, nel caso in cui abbia in precedenza rifiutato una proposta di accordo di contenuto analogo alla sentenza), che, insieme agli incentivi fiscali, doveva servire da pungolo alla conclusione degli accordi.
La situazione è emersa con chiarezza al convegno organizzato da Isdaci (Istituto scientifico per l'arbitrato, la mediazione e il diritto commerciale) che si è svolto ieri pomeriggio a Milano nell'aula magna di Palazzo di giustizia. Il chiarimento è stato fornito dal capo dell'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia, Augusta Iannini, che inoltre, sul versante dei costi del procedimento, ha spiegato che, nell'ultima versione del testo, sono state leggermente innalzate le indennità da versare ai conciliatori pubblici, ma che, in caso sia dimostrata l'esistenza dei requisiti per l'accesso al gratuito patrocinio, l'indennità ai mediatori non sarà dovuta.
E, se Stefano Azzali della camera arbitrale di Milano ha tenuto a sottolineare che la conciliazione non dovrà essere vissuta come un passaggio burocratico, Giovanni Deodato, presidente Isdaci, ha ricordato la necessità di «una valutazione rigorosa dell'accreditamento degli enti di formazione e una scelta scrupolosa da parte dei professionisti verso coloro che danno più garanzie di elevati standard qualitativi».
Ieri è di nuovo uscito allo scoperto il Cnf che, in un parere tecnico inviato all'ufficio legislativo del ministero, ha chiesto la modifica di alcuni passaggi del regolamento. Che viene inquadrato in un contesto di «latente sfiducia» di cui, per il Cnf, sono stati oggetto i legali, escludendo l'assistenza tecnica nel corso del procedimento. Nel dettaglio il Cnf chiede un rafforzamento dei requisiti di preparazione dei mediatori: non basta la laurea breve o l'iscrizione a Ordini professionali, compresi quelli che non richiedono neppure il diploma di laurea.
Nel mirino del Cnf anche la disciplina della procedura che il regolamento fissa in maniera estremamente dettagliata, dimostrando di ignorare quell'informalità che dovrebbe accompagnare tutto l'iter della conciliazione. Infine, andrebbero fissate tariffe minime obbligatorie per coprire le spese di funzionamento degli enti.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-10-07/conciliazione-rischio-avvio-frenato-115725.shtml?uuid=AYB9BbXC
Conciliazione verso il debutto. Gli spiccioli per evitare il tribunale che spaventano gli avvocati
Meglio spendere (un po') subito, magari con benefici fiscali, o aspettare (tanto) nell'incertezza? Dilemma a breve d'attualità nella giustizia civile dei tempi eterni, perché il regolamento sulla conciliazione in arrivo dal ministero della Giustizia fissa anche le tariffe da pagare ai mediatori per chiudere una controversia: per una lite da 50mila euro un'indennità di 1.000, per una da 5.000 ne basteranno 240. Ci sarà un bonus di 500 euro come detrazione.
Il provvedimento fissa anche i requisiti per iscriversi al registro dei mediatori: basterà una laurea breve o l'iscrizione a un Ordine. Agli enti di conciliazione si chiede tra l'altro un minimo di capitale, 10mila euro, e una polizza sulla responsabilità da 500mila. Troppe cifre e poche garanzie? Gli avvocati ne sono convinti e vanno all'offensiva per chiedere (almeno) un rinvio – altrimenti si parte a primavera – e più tutele per i clienti.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-09-16/conciliazione-debutto-spiccioli-evitare-224454.shtml?uuid=AYehycQC
Il provvedimento fissa anche i requisiti per iscriversi al registro dei mediatori: basterà una laurea breve o l'iscrizione a un Ordine. Agli enti di conciliazione si chiede tra l'altro un minimo di capitale, 10mila euro, e una polizza sulla responsabilità da 500mila. Troppe cifre e poche garanzie? Gli avvocati ne sono convinti e vanno all'offensiva per chiedere (almeno) un rinvio – altrimenti si parte a primavera – e più tutele per i clienti.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-09-16/conciliazione-debutto-spiccioli-evitare-224454.shtml?uuid=AYehycQC
Alfano apre al dialogo con gli avvocati
Per un confronto vero appuntamento al ministero. Rima facile ma soluzione difficile per il faccia a faccia tra il ministro della Giustizia Angelino Alfano e l'avvocatura. Ieri sono stati fatti i primi passi per smorzare il grande gelo che è calato tra legali e governo. Al ministero si sono succeduti due incontri cruciali tra la delegazione di via Arenula e il Cnf e l'Oua. Ma la partita vera inizierà a giocarsi mercoledì prossimo a partire dalle 12, quando è in calendario il confronto tra i tecnici della Giustizia e i rappresentanti dell'avvocatura con due punti all'ordine del giorno: il regime della conciliazione e le soluzioni per l'arretrato civile. Solo allora si potrà capire se le aperture, che oggi pure ci sono state, almeno nella volontà di ristabilire punti di contatto, saranno poi anche in grado di produrre i primi risultati.
In mattinata Alfano vede il presidente del Cnf Guido Alpa. All'incontro sono presenti anche il capo dell'ufficio legislativo Augusta Iannini e Luigi Birritteri, responsabile del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria. Piatto forte la riforma dell'ordinamento forense, l'aggiornamento delle tariffe, la revisione dei decreto sulla conciliazione. «Incontro franco e proficuo», commenta Alpa al termine. Il presidente del Cnf annuncia che Alfano non ha fatto marcia indietro sulla nuova legge professionale da tempo incagliata al Senato. Anzi, si è impegnato in prima persona, a dire di Alpa, a trovare con il presidente del Senato Renato Schifani le soluzioni più idonee per accelerarne il cammino parlamentare.
Snodo importante quello delle tariffe: il Cnf sta lavorando a una riscrittura all'insegna di trasparenza e semplificazione modulando gli importi sulle fasi procedimentali e non più sulle singole udienze o durata del processo e Alfano ha apprezzato l'impegno e fatto presente che proverà a bilanciare le preoccupazioni manifestate dagli imprenditori con la necessità di qualità delle professioni legali.
Sulla conciliazione Alpa ha incassato la disponibilità di Alfano a prendere in considerazione l'ipotesi di uno slittamento dell'entrata in vigore e a mettere sotto osservazione l'affidabilità e la serietà degli enti formatori. Aperture anche sul fronte delle soluzioni per cominciare a intaccare la mole di cause civile arretrate che mina la funzionalità del sistema giustizia. Preso atto della contrarietà degli avvocati alla figure dell'ausiliario del giudice una base di partenza potrebbe essere l'ufficio del processo.
Uscito Alpa, nel pomeriggio è entrato il presidente dell'Oua Maurizio de Tilla, forte dell'appoggio incassato poco prima da parte del Pd al decalogo nel quale sono state sintetizzate le proposte di riforma elaborate dall'Organismo unitario dell'avvocatura. Il ministro della Giustizia ha provato a rassicurare anche de Tilla (che però non ha revocato in serata le forme di protesta che l'Oua ha lanciato per le prossime settimane). In particolare le indicazioni avanzate dall'Oua e accolte con attenzione da Alfano si concentrano su un aumento del numero dei magistrati accompagnato dall'istituzione della figura dell'assistente del giudice, da non confondere con l'ausiliario del progetto del ministero, nell'estensione ad altri tribunali delle best practices che hanno dato buona prova a Torino.
Spazio anche, oltre che per una maggiore disponibilità di risorse, alla riduzione dei gradi di giudizio per alcuni gradi di giudizio e soppressione del regolamento di competenza, ma anche, tra le richieste ad Alfano, varo di norme di rango costituzionale che riconoscano la rilevanza dell'avvocatura e limitino le ipotesi di ricorso in Cassazione senza misure frettolose come quelle della riforma del processo civile.
Il confronto
Ieri primo round di incontri tra il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e le organizzazioni forensi (Consiglio nazionale forense e Organismo unitario dell'avvocatura). Dalla prossima settimana spazio al tavolo tecnico su conciliazione e arretrato civile
Lo scontento
Da parte dell'avvocatura l'insoddisfazione è concentrata soprattutto sul versante della mediazione, di cui si chiede il rinvio dell'entrata in vigore, e della riforma dell'ordinamento forense, di cui si lamentano i ritardi nell'approvazione
Le rassicurazioni
Da parte di Alfano è stata sottolineata la disponibilità a individuare, con il presidente del Senato, Renato Schifani, soluzioni per sbloccare la nuova legge professionale ed è stato garantito ascolto sulle modifiche alla conciliazione
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-09-09/alfano-apre-dialogo-avvocati-080104.shtml?uuid=AY1wS8NC
In mattinata Alfano vede il presidente del Cnf Guido Alpa. All'incontro sono presenti anche il capo dell'ufficio legislativo Augusta Iannini e Luigi Birritteri, responsabile del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria. Piatto forte la riforma dell'ordinamento forense, l'aggiornamento delle tariffe, la revisione dei decreto sulla conciliazione. «Incontro franco e proficuo», commenta Alpa al termine. Il presidente del Cnf annuncia che Alfano non ha fatto marcia indietro sulla nuova legge professionale da tempo incagliata al Senato. Anzi, si è impegnato in prima persona, a dire di Alpa, a trovare con il presidente del Senato Renato Schifani le soluzioni più idonee per accelerarne il cammino parlamentare.
Snodo importante quello delle tariffe: il Cnf sta lavorando a una riscrittura all'insegna di trasparenza e semplificazione modulando gli importi sulle fasi procedimentali e non più sulle singole udienze o durata del processo e Alfano ha apprezzato l'impegno e fatto presente che proverà a bilanciare le preoccupazioni manifestate dagli imprenditori con la necessità di qualità delle professioni legali.
Sulla conciliazione Alpa ha incassato la disponibilità di Alfano a prendere in considerazione l'ipotesi di uno slittamento dell'entrata in vigore e a mettere sotto osservazione l'affidabilità e la serietà degli enti formatori. Aperture anche sul fronte delle soluzioni per cominciare a intaccare la mole di cause civile arretrate che mina la funzionalità del sistema giustizia. Preso atto della contrarietà degli avvocati alla figure dell'ausiliario del giudice una base di partenza potrebbe essere l'ufficio del processo.
Uscito Alpa, nel pomeriggio è entrato il presidente dell'Oua Maurizio de Tilla, forte dell'appoggio incassato poco prima da parte del Pd al decalogo nel quale sono state sintetizzate le proposte di riforma elaborate dall'Organismo unitario dell'avvocatura. Il ministro della Giustizia ha provato a rassicurare anche de Tilla (che però non ha revocato in serata le forme di protesta che l'Oua ha lanciato per le prossime settimane). In particolare le indicazioni avanzate dall'Oua e accolte con attenzione da Alfano si concentrano su un aumento del numero dei magistrati accompagnato dall'istituzione della figura dell'assistente del giudice, da non confondere con l'ausiliario del progetto del ministero, nell'estensione ad altri tribunali delle best practices che hanno dato buona prova a Torino.
Spazio anche, oltre che per una maggiore disponibilità di risorse, alla riduzione dei gradi di giudizio per alcuni gradi di giudizio e soppressione del regolamento di competenza, ma anche, tra le richieste ad Alfano, varo di norme di rango costituzionale che riconoscano la rilevanza dell'avvocatura e limitino le ipotesi di ricorso in Cassazione senza misure frettolose come quelle della riforma del processo civile.
Il confronto
Ieri primo round di incontri tra il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e le organizzazioni forensi (Consiglio nazionale forense e Organismo unitario dell'avvocatura). Dalla prossima settimana spazio al tavolo tecnico su conciliazione e arretrato civile
Lo scontento
Da parte dell'avvocatura l'insoddisfazione è concentrata soprattutto sul versante della mediazione, di cui si chiede il rinvio dell'entrata in vigore, e della riforma dell'ordinamento forense, di cui si lamentano i ritardi nell'approvazione
Le rassicurazioni
Da parte di Alfano è stata sottolineata la disponibilità a individuare, con il presidente del Senato, Renato Schifani, soluzioni per sbloccare la nuova legge professionale ed è stato garantito ascolto sulle modifiche alla conciliazione
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-09-09/alfano-apre-dialogo-avvocati-080104.shtml?uuid=AY1wS8NC
Mediaconciliazione, l'Oua sul piede di guerra
L’Organismo Unitario dell’avvocatura (Oua), raccogliendo le proteste dei consigli degli ordini forensi di tutta Italia ha varato un calendario di proteste (partono il 16 settembre) contro il sistema di mediaconciliazione obbligatoria varato dal ministero di Giustizia, ma dal Guardasigilli non arriva alcun segnale che testimoni una volontà di riapertura del confronto. Per Maurizio de Tilla, presidente Oua «è stato varato dal Ministero un sistema allucinante di media-conciliazione formulata contro i diritti dei cittadini che subiranno con certezza gravissimi pregiudizi».
Per l’Oua il decreto legislativo sulla media-conciliazione è basato su una inconcepibile “cultura del sospetto” nei confronti dell’operato degli avvocati. «Altro che inserire il soggetto Avvocatura più incisivamente nella Costituzione- sottolinea il presidente dell’Oua - con la media-conciliazione si è andato nel segno opposto, con buona pace degli annunciati propositi del ministro Alfano».
«Si sono ignorati i contenuti della Direttiva Europea – spiega de Tilla - e lo stesso testo della legge delega, il Governo (nonostante il parere contrario espresso dalla Commissione Giustizia del Senato e in dispregio al dettato costituzionale) ha emanato un decreto legislativo: che non prevede nella fase di media-conciliazione l’assistenza necessaria dell’avvocato; che pone l’avvocato in una situazione di sfiducia e di sospetto prescrivendo una obbligatoria dichiarazione scritta del cliente sull’avvenuta informativa; che fissa la media-conciliazione obbligatoria per più dell’ottanta per cento dei processi, che rimarranno, di conseguenza, paralizzati almeno per un anno, con ulteriore discredito della giustizia e, quindi, dell’avvocatura; che non individua nel mediatore un soggetto dotato di preparazione giuridica; che infine – ciliegina sulla torta – affida a questa imprecisata e ibrida figura il potere di formulare un progetto di accordo che, se non viene accettato, può produrre effetti penalizzanti per la difesa giudiziaria del cittadino».
L’Oua ancora una volta ribadisce che la media-conciliazione obbligatoria contravviene a principi elementari di diritto:
perché determinerà un più difficile accesso alla giurisdizione da parte del cittadino;
perché determinerà un ulteriore dilatamento dei tempi (almeno un anno) per la presentazione della richiesta di giustizia al giudice;
perché determinerà un aumento degli oneri e una lievitazione dei costi, tutti a carico del cittadino;
perché costituirà un ulteriore strumento dilatorio per la parte inadempiente che non ha alcuna volontà di conciliare la lite;
perché appare, sul piano sistematico, in totale disarmonia con aspetti processuali e tecnici con l’effetto perverso di un probabile corto circuito per innumerevoli domande.
Per de Tilla «l’errore dei magistrati e dei consulenti del Ministero è ritenere che i sistemi di risoluzione alternativa della controversie costituiscano una alternativa alla giurisdizione ordinaria che non funziona. In realtà costituiscono solo uno dei modi di risoluzione delle controversie che i cittadini potranno scegliere volontariamente e non coercitivamente. La diffusione degli strumenti alternativi deve, pertanto, ritenersi direttamente proporzionale al livello di efficienza del sistema giudiziario».
«L’avvocatura – conclude - in tutte le sue componenti istituzionali, politiche ed associative, ha avanzato alcune proposte di modifica del decreto legislativo sulla media-conciliazione. E l’OUA ha trasmesso all’attenzione del Ministro della Giustizia un articolato di norme da modificare. Fino ad oggi c’è stato assoluto silenzio ed è probabile che nulla cambi perpetuandosi così scelte autoritarie e poco credibili per la sollecita definizione delle controversie».
http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=4086&Itemid=1
Per l’Oua il decreto legislativo sulla media-conciliazione è basato su una inconcepibile “cultura del sospetto” nei confronti dell’operato degli avvocati. «Altro che inserire il soggetto Avvocatura più incisivamente nella Costituzione- sottolinea il presidente dell’Oua - con la media-conciliazione si è andato nel segno opposto, con buona pace degli annunciati propositi del ministro Alfano».
«Si sono ignorati i contenuti della Direttiva Europea – spiega de Tilla - e lo stesso testo della legge delega, il Governo (nonostante il parere contrario espresso dalla Commissione Giustizia del Senato e in dispregio al dettato costituzionale) ha emanato un decreto legislativo: che non prevede nella fase di media-conciliazione l’assistenza necessaria dell’avvocato; che pone l’avvocato in una situazione di sfiducia e di sospetto prescrivendo una obbligatoria dichiarazione scritta del cliente sull’avvenuta informativa; che fissa la media-conciliazione obbligatoria per più dell’ottanta per cento dei processi, che rimarranno, di conseguenza, paralizzati almeno per un anno, con ulteriore discredito della giustizia e, quindi, dell’avvocatura; che non individua nel mediatore un soggetto dotato di preparazione giuridica; che infine – ciliegina sulla torta – affida a questa imprecisata e ibrida figura il potere di formulare un progetto di accordo che, se non viene accettato, può produrre effetti penalizzanti per la difesa giudiziaria del cittadino».
L’Oua ancora una volta ribadisce che la media-conciliazione obbligatoria contravviene a principi elementari di diritto:
perché determinerà un più difficile accesso alla giurisdizione da parte del cittadino;
perché determinerà un ulteriore dilatamento dei tempi (almeno un anno) per la presentazione della richiesta di giustizia al giudice;
perché determinerà un aumento degli oneri e una lievitazione dei costi, tutti a carico del cittadino;
perché costituirà un ulteriore strumento dilatorio per la parte inadempiente che non ha alcuna volontà di conciliare la lite;
perché appare, sul piano sistematico, in totale disarmonia con aspetti processuali e tecnici con l’effetto perverso di un probabile corto circuito per innumerevoli domande.
Per de Tilla «l’errore dei magistrati e dei consulenti del Ministero è ritenere che i sistemi di risoluzione alternativa della controversie costituiscano una alternativa alla giurisdizione ordinaria che non funziona. In realtà costituiscono solo uno dei modi di risoluzione delle controversie che i cittadini potranno scegliere volontariamente e non coercitivamente. La diffusione degli strumenti alternativi deve, pertanto, ritenersi direttamente proporzionale al livello di efficienza del sistema giudiziario».
«L’avvocatura – conclude - in tutte le sue componenti istituzionali, politiche ed associative, ha avanzato alcune proposte di modifica del decreto legislativo sulla media-conciliazione. E l’OUA ha trasmesso all’attenzione del Ministro della Giustizia un articolato di norme da modificare. Fino ad oggi c’è stato assoluto silenzio ed è probabile che nulla cambi perpetuandosi così scelte autoritarie e poco credibili per la sollecita definizione delle controversie».
http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=4086&Itemid=1
Avviso di conciliazione anche per le ingiunzioni
Avviso di conciliazione obbligatorio anche per i decreti ingiuntivi. A prevederlo, intervenendo su uno degli aspetti più ricchi di tensioni tra avvocati e ministero della Giustizia, è il tribunale di Varese che, con provvedimento del 30 giugno 2010 ha sancito il vincolo anche per una categoria di procedimenti per i quali, a rigore di norma, questo non sarebbe possibile. Con il decreto legislativo n. 28 del 2010, di cui i giudici varesini forniscono una delle prime, ed estensive, interpretazioni, è stato infatti escluso che l'avvocato debba informare il proprio cliente della possibilità di risolvere la causa attraverso conciliazione (sia obbligatoria sia su impulso giudiziale) nei procedimenti per ingiunzione, compresa l'opposizione, fino al momento della pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione dell'esecuzione provvisoria.
Tuttavia la lettura del tribunale di Varese ha ritenuto che, anche nel caso di un decreto ingiuntivo, l'avvocato si sia comportato correttamente avendo informato preventivamente la società cliente della possibilità di utilizzare mediatori. Infatti «l'obbligo informativo di cui all'articolo 4 comma 3 del decreto legislativo n. 28 del 2010 deve ritenersi sussistente se la lite insorta tra le arti rientri tra quelle controversie per cui è possibile (in concreto, perché prevista) l'attività (facoltativa, obbligatoria o su impulso giudiziale) dei mediatori».
Ed è proprio la mediazione facoltativa a poter essere utilizzata anche in questa fase del procedimento ingiuntivo e di questa possibilità la parte deve essere messa a conoscenza. Di più. Per il tribunale di Varese il cliente deve essere avvisato comunque della rilevanza che potrà avere il decreto n. 28 del 2010 nel proseguimento del giudizio, dal momento che il congelamento delle disposizioni sulla conciliazione termina nel momento in cui il giudice pronuncia il suo "verdetto" sull'esecuzione provvisoria.
Poche settimane prima sempre il tribunale di Varese, con ordinanza datata 9 aprile, aveva invece escluso che l'obbligo di informativa si applichi anche alle controversie in materia di diritto delle persone e di famiglia. Un conclusione che, per i giudici, si impone in termini di ragionevolezza. Che senso avrebbe infatti obbligare l'avvocato a informare il cliente della possibilità di avvalersi di mediatori e anche dell'esistenza di agevolazioni di natura fiscale per ridurne i costi, nel caso di liti che escludono questa possibilità?
Infatti, devono essere ritenute estranee alla conciliazione tutte quelle liti che non hanno un'evidente contenuto economico come nel caso della separazione personale tra coniugi, lo scioglimento del matrimonio e la cessazione dei suoi effetti civili che possono avere sì ricadute di natura finanziaria per l'esistenza degli interessati, ma non sono queste ultime a emergere in primo piano.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-08-06/avviso-conciliazione-anche-ingiunzioni-080210.shtml?uuid=AYxTQTEC
Tuttavia la lettura del tribunale di Varese ha ritenuto che, anche nel caso di un decreto ingiuntivo, l'avvocato si sia comportato correttamente avendo informato preventivamente la società cliente della possibilità di utilizzare mediatori. Infatti «l'obbligo informativo di cui all'articolo 4 comma 3 del decreto legislativo n. 28 del 2010 deve ritenersi sussistente se la lite insorta tra le arti rientri tra quelle controversie per cui è possibile (in concreto, perché prevista) l'attività (facoltativa, obbligatoria o su impulso giudiziale) dei mediatori».
Ed è proprio la mediazione facoltativa a poter essere utilizzata anche in questa fase del procedimento ingiuntivo e di questa possibilità la parte deve essere messa a conoscenza. Di più. Per il tribunale di Varese il cliente deve essere avvisato comunque della rilevanza che potrà avere il decreto n. 28 del 2010 nel proseguimento del giudizio, dal momento che il congelamento delle disposizioni sulla conciliazione termina nel momento in cui il giudice pronuncia il suo "verdetto" sull'esecuzione provvisoria.
Poche settimane prima sempre il tribunale di Varese, con ordinanza datata 9 aprile, aveva invece escluso che l'obbligo di informativa si applichi anche alle controversie in materia di diritto delle persone e di famiglia. Un conclusione che, per i giudici, si impone in termini di ragionevolezza. Che senso avrebbe infatti obbligare l'avvocato a informare il cliente della possibilità di avvalersi di mediatori e anche dell'esistenza di agevolazioni di natura fiscale per ridurne i costi, nel caso di liti che escludono questa possibilità?
Infatti, devono essere ritenute estranee alla conciliazione tutte quelle liti che non hanno un'evidente contenuto economico come nel caso della separazione personale tra coniugi, lo scioglimento del matrimonio e la cessazione dei suoi effetti civili che possono avere sì ricadute di natura finanziaria per l'esistenza degli interessati, ma non sono queste ultime a emergere in primo piano.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-08-06/avviso-conciliazione-anche-ingiunzioni-080210.shtml?uuid=AYxTQTEC
Alitalia: conciliazione paritetica al via
Con effetto retroattivo a partire dallo scorso 1 luglio 2010, i consumatori che fruiscono dei servizi di Alitalia possono sfruttare, in caso di controversie, lo strumento rapido e gratuito della conciliazione paritetica. La compagnia di bandiera, infatti, ha siglato con ben dodici Associazioni di Consumatori, tra le quali l’Adoc e la Confconsumatori, l’accordo di conciliazione che potrà permettere ai clienti che fruiscono dei voli di Alitalia di poter sfruttare la via extragiudiziale per poter dirimere le controversie. Per l’Adoc trattasi di un passo importante sia per la tutela dei viaggiatori, sia per la crescita nel nostro Paese del settore aereo.In particolare, Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc, ha fatto presente che Alitalia è il primo vettore ad aver siglato con i Consumatori l’accordo di conciliazione paritetica, e che di conseguenza tale accordo può fungere da stimolo per gli altri operatori di mercato, compresi i cosiddetti vettori “low cost”, affinché possano fare altrettanto.
Il responsabile del settore Turismo e Trasporti di Confconsumatori, avvocato Carmelo Calì, auspica che con tale accordo i risarcimenti e gli indennizzi siano più rapidi visto che fino ad ora questi, quando sono arrivati, sono stati riconosciuti al consumatore non solo con molto ritardo, ma anche solo a seguito di un’azione giudiziaria.
Queste, oltre all’Adoc ed alla Confconsumatori, sono le altre dieci Associazioni che hanno siglato con Alitalia l’accordo per l’avvio della conciliazione paritetica in materia di risoluzione delle controversie tra il vettore ed i clienti: Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Adiconsum, Federconsumatori, Casa del Consumatore, Codici, Movimento Difesa del Cittadino, Altroconsumo, Cittadinanzattiva e Assoutenti. Oltre all’accordo di conciliazione, Alitalia ed i Consumatori hanno inoltre raggiunto un’intesa per la messa a punto, entro l’anno, di una Carta dei Servizi.
http://www.vostrisoldi.it/articolo/alitalia-conciliazione-paritetica-al-via/30351/
Il responsabile del settore Turismo e Trasporti di Confconsumatori, avvocato Carmelo Calì, auspica che con tale accordo i risarcimenti e gli indennizzi siano più rapidi visto che fino ad ora questi, quando sono arrivati, sono stati riconosciuti al consumatore non solo con molto ritardo, ma anche solo a seguito di un’azione giudiziaria.
Queste, oltre all’Adoc ed alla Confconsumatori, sono le altre dieci Associazioni che hanno siglato con Alitalia l’accordo per l’avvio della conciliazione paritetica in materia di risoluzione delle controversie tra il vettore ed i clienti: Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Adiconsum, Federconsumatori, Casa del Consumatore, Codici, Movimento Difesa del Cittadino, Altroconsumo, Cittadinanzattiva e Assoutenti. Oltre all’accordo di conciliazione, Alitalia ed i Consumatori hanno inoltre raggiunto un’intesa per la messa a punto, entro l’anno, di una Carta dei Servizi.
http://www.vostrisoldi.it/articolo/alitalia-conciliazione-paritetica-al-via/30351/
Energia, accordo Enel-Imprese sulla conciliazione
Enel, CNA, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato Imprese, Confcommercio-Imprese per l’Italia e Confesercenti hanno sottoscritto un accordo per avviare congiuntamente la procedura di conciliazione paritetica su base volontaria delle controversie con i clienti business dell’elettricità e del gas sia del servizio di maggior tutela, sia del mercato libero, aderenti alle Confederazioni.
L’intesa, spiega una nota, auspicata anche dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) che ha invitato tutte le aziende del settore ad adottare procedure volontarie di conciliazione con i clienti finali, si articola in un protocollo che fissa le linee-guida della procedura e in un regolamento attuativo che disciplina la fase di sperimentazione.
Il periodo di sperimentazione durerà almeno sei mesi su un territorio campione e, in questa fase, interesserà unicamente le imprese clienti delle società Enel Servizio Elettrico ed Enel Energia aderenti alle Confederazioni. Terminato questo periodo, i partner verificheranno sia l’efficacia della procedura, concordando eventuali modifiche, sia la possibilità di estenderla ad altre società di Enel, e firmeranno un nuovo regolamento.
La procedura di conciliazione è uno strumento di risoluzione stragiudiziale delle controversie, basato sulla libera adesione delle parti che tentano di raggiungere un accordo amichevole. La procedura offre alle imprese aderenti alle Confederazioni una possibilità concreta e gratuita di risolvere rapidamente e direttamente le nascenti controversie senza dover ricorrere al giudice ordinario, al quale le parti possono comunque rivolgersi, fintanto che non venga raggiunto un accordo.
L’accordo sottoscritto oggi riguarderà, in questa prima fase, otto tipi di controversie: gestione della riduzione di potenza o del distacco della fornitura per morosità; fatture di importi anomali rispetto alla media di quelli fatturati al cliente nei due anni precedenti; ricostruzione dei consumi a seguito del malfunzionamento del contatore; consumi presunti in acconto elevati ed anomali rispetto alla media dei consumi; gestione della rateizzazione per bollette particolarmente elevate, di conguaglio e non; gestione della rateizzazione e dei rimborsi per bollette di conguaglio; ri-fatturazioni, ossia gestione della rateizzazione e dei rimborsi in seguito al ricalcolo di fatture errate; doppia fatturazione.
Fulvio Conti, Amministratore delegato e Direttore generale di Enel, ha detto: "Enel con questo accordo vuole riconfermare il continuo impegno verso la qualità e la trasparenza nel servizio verso tutti i clienti. Siamo pertanto lieti di estendere anche al mondo delle imprese la procedura di conciliazione che, grazie all’accordo con le Associazioni dei consumatori, è già una realtà per 30 milioni di famiglie circa, nostre clienti dell’elettricità e del gas. L’accordo sottoscritto oggi conferma il proficuo rapporto di intesa e collaborazione tra la nostra Azienda e le Confederazioni, tradottosi nell’elaborazione congiunta del Protocollo. Sono certo che la nuova procedura di conciliazione contribuirà all’ulteriore miglioramento delle relazioni offrendo a tutti gli associati una migliore qualità del servizio con la riduzione dei tempi e dei costi necessari alla soluzione delle controversie e con un un’attività congiunta di analisi e monitoraggio del servizio offerto".
http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=685&dt=2010-07-07&src=TLB
L’intesa, spiega una nota, auspicata anche dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) che ha invitato tutte le aziende del settore ad adottare procedure volontarie di conciliazione con i clienti finali, si articola in un protocollo che fissa le linee-guida della procedura e in un regolamento attuativo che disciplina la fase di sperimentazione.
Il periodo di sperimentazione durerà almeno sei mesi su un territorio campione e, in questa fase, interesserà unicamente le imprese clienti delle società Enel Servizio Elettrico ed Enel Energia aderenti alle Confederazioni. Terminato questo periodo, i partner verificheranno sia l’efficacia della procedura, concordando eventuali modifiche, sia la possibilità di estenderla ad altre società di Enel, e firmeranno un nuovo regolamento.
La procedura di conciliazione è uno strumento di risoluzione stragiudiziale delle controversie, basato sulla libera adesione delle parti che tentano di raggiungere un accordo amichevole. La procedura offre alle imprese aderenti alle Confederazioni una possibilità concreta e gratuita di risolvere rapidamente e direttamente le nascenti controversie senza dover ricorrere al giudice ordinario, al quale le parti possono comunque rivolgersi, fintanto che non venga raggiunto un accordo.
L’accordo sottoscritto oggi riguarderà, in questa prima fase, otto tipi di controversie: gestione della riduzione di potenza o del distacco della fornitura per morosità; fatture di importi anomali rispetto alla media di quelli fatturati al cliente nei due anni precedenti; ricostruzione dei consumi a seguito del malfunzionamento del contatore; consumi presunti in acconto elevati ed anomali rispetto alla media dei consumi; gestione della rateizzazione per bollette particolarmente elevate, di conguaglio e non; gestione della rateizzazione e dei rimborsi per bollette di conguaglio; ri-fatturazioni, ossia gestione della rateizzazione e dei rimborsi in seguito al ricalcolo di fatture errate; doppia fatturazione.
Fulvio Conti, Amministratore delegato e Direttore generale di Enel, ha detto: "Enel con questo accordo vuole riconfermare il continuo impegno verso la qualità e la trasparenza nel servizio verso tutti i clienti. Siamo pertanto lieti di estendere anche al mondo delle imprese la procedura di conciliazione che, grazie all’accordo con le Associazioni dei consumatori, è già una realtà per 30 milioni di famiglie circa, nostre clienti dell’elettricità e del gas. L’accordo sottoscritto oggi conferma il proficuo rapporto di intesa e collaborazione tra la nostra Azienda e le Confederazioni, tradottosi nell’elaborazione congiunta del Protocollo. Sono certo che la nuova procedura di conciliazione contribuirà all’ulteriore miglioramento delle relazioni offrendo a tutti gli associati una migliore qualità del servizio con la riduzione dei tempi e dei costi necessari alla soluzione delle controversie e con un un’attività congiunta di analisi e monitoraggio del servizio offerto".
http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=685&dt=2010-07-07&src=TLB
MODULISTICA PER L'ATTIVAZIONE DELLE PROCEDURE DI MEDIAZIONE TRAMITE LO SPORTELLO ADR-FORODINAPOLI
E' disponibile la modulistica per l'attivazione delle procedure di mediazione tramite lo sportello ADR- ForodiNapoli dell'organismo di conciliazione ADR-Concilmed iscritta al n. 16 del registro degli organismi di conciliazione, ai sensi dei Decreti Legislativi 5/2003 e 28/2010. E' possibile presentare le domande direttamente pressso gli sportelli presenti: in Napoli alla Via Leone Marsicano 2 (c/o Centro Studi Polibio),
presso il Tribunale Civile di Napoli - Centrro Direzionale 3° Piano (presso Libreria Plancqueel - nei pressi dell'edicola); ed in Piazza Vanvitelli 15 - Napoli (presso lo Studio Legale Salerno) . Dal 1° Settembre sarà operativo anche lo sportello al Centro Direzionale di Napoli isola F4.
presso il Tribunale Civile di Napoli - Centrro Direzionale 3° Piano (presso Libreria Plancqueel - nei pressi dell'edicola); ed in Piazza Vanvitelli 15 - Napoli (presso lo Studio Legale Salerno) . Dal 1° Settembre sarà operativo anche lo sportello al Centro Direzionale di Napoli isola F4.
MODULISTICA (.doc)
Info e Segreteria:
tel. 081 19278543
tel 081 19577002
fax 081 3606900
cell. 338 4722823
Aperto a Napoli lo sportello di conciliazione ADR-ForodiNapoli
E' da oggi aperto il nuovo sportello di Conciliazione
ADR-ForodiNapoli di ADR-Concilmed iscritta al n. 16 del registro degli organismi di conciliazione, ai sensi dei Decreti Legislativi 5/2003 e 28/2010 a Napoli in Via L. Marsicano, 2 - tel 081.19278543 - fax 081-3606900 - cell. 338-4722823. Il responsabile è Pietro Di Scala. Presso lo sportello sarà possibile ottenere informazioni e presentare le domande di attivazione delle procedure di conciliazione. Sarà aperto tutti i giorni, si riceve su appuntamento, dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00
ADR-ForodiNapoli di ADR-Concilmed iscritta al n. 16 del registro degli organismi di conciliazione, ai sensi dei Decreti Legislativi 5/2003 e 28/2010 a Napoli in Via L. Marsicano, 2 - tel 081.19278543 - fax 081-3606900 - cell. 338-4722823. Il responsabile è Pietro Di Scala. Presso lo sportello sarà possibile ottenere informazioni e presentare le domande di attivazione delle procedure di conciliazione. Sarà aperto tutti i giorni, si riceve su appuntamento, dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Banche, la conciliazione diventerà obbligatoria
Conciliazione obbligatoria qualora ci si dovesse confrontare con la propria banca. Per risolvere controversie che riguardano contratti bancari e finanziari e tutte le altre controversie di carattere civile e commerciale (contratti assicurativi, liti condominiali, successioni ereditarie, locazioni, risarcimenti danni per responsabilità medica, diffamazione mezzo stampa) prima di andare in Tribunale bisognerà rivolgersi al conciliatore, che in 4 mesi aiuterà le parti a trovare una soluzione. Lo si legge in una nota del Conciliatore BancarioFinanziario. La riforma, che entrerà in vigore nel 2011, si prospetta vantaggiosa per il cittadino in termini di tempo e spese legali, e andrà a ridurre l'eccessivo ricorso al giudice. Su questo e sulle vie della giustizia alternativa, nei giorni scorsi si è tenuto un importante momento di incontro tra i rappresentanti del sistema finanziario, degli ordini professionali e dei consumatori, organizzato dal Conciliatore BancarioFinanziario: La mediazione delle controversie in materia di servizi bancari e finanziari tra legge e autonomia privata, con particolare riferimento alle clausole contrattuali.
"La soluzione delle controversie in via stragiudiziale è un argomento di assoluta importanza in un Paese nel quale la crisi della giustizia è fondamentalmente dovuta all'eccesso di ricorso all'intervento del giudice togato, per liti molto spesso componibili con l'intervento di un terzo indipendente, il conciliatore - ha commentato Corrado Conti, Presidente del Conciliatore BancarioFinanziario - Le innovazioni introdotte sono intese ad operare una profonda trasformazione sul modo stesso nel quale i cittadini si pongono di fronte al sistema giustizia'. Si propone ad essi di passare, da un atteggiamento nel quale è affermata la quasi ineluttabilità di rivolgersi al magistrato per risolvere una lite, ad uno diverso, nel quale saranno essi stessi a valutare se non esistano margini per cui una controversia possa essere affrontata, e possibilmente risolta, in via conciliativa con la controparte".
Il cittadino potrà far valere le proprie ragioni dinanzi a un mediatore professionista esterno al mondo finanziario, vale a dire un avvocato, commercialista, notaio, o qualsiasi altra figura iscritta in un organismo specifico controllato dal ministero della Giustizia. Se non si arriva a conciliare col mediatore, allora la lite va davanti al giudice.
L'intervento del conciliatore - servizio messo a disposizione dal Conciliatore BancarioFinanziario già dal 2007 - che non emette una sentenza, consiste nel tentativo di agevolare il raggiungimento di un accordo tra le parti. In Italia sono circa 100 i professionisti presenti in tutte le regioni coinvolti nel network del Conciliatore BancarioFianziario, associazione alla quale partecipano non solo le banche, ma anche Poste Italiane e società finanziarie per un totale di 1.300 soggetti coinvolti. Finora, sono state circa 800 le istanze di conciliazione presentate, nel 94% dei casi l'esito è stato positivo perché le parti hanno trovato un accordo.
fonte http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?del=20100503&fonte=TLB&codnews=689
"La soluzione delle controversie in via stragiudiziale è un argomento di assoluta importanza in un Paese nel quale la crisi della giustizia è fondamentalmente dovuta all'eccesso di ricorso all'intervento del giudice togato, per liti molto spesso componibili con l'intervento di un terzo indipendente, il conciliatore - ha commentato Corrado Conti, Presidente del Conciliatore BancarioFinanziario - Le innovazioni introdotte sono intese ad operare una profonda trasformazione sul modo stesso nel quale i cittadini si pongono di fronte al sistema giustizia'. Si propone ad essi di passare, da un atteggiamento nel quale è affermata la quasi ineluttabilità di rivolgersi al magistrato per risolvere una lite, ad uno diverso, nel quale saranno essi stessi a valutare se non esistano margini per cui una controversia possa essere affrontata, e possibilmente risolta, in via conciliativa con la controparte".
Il cittadino potrà far valere le proprie ragioni dinanzi a un mediatore professionista esterno al mondo finanziario, vale a dire un avvocato, commercialista, notaio, o qualsiasi altra figura iscritta in un organismo specifico controllato dal ministero della Giustizia. Se non si arriva a conciliare col mediatore, allora la lite va davanti al giudice.
L'intervento del conciliatore - servizio messo a disposizione dal Conciliatore BancarioFinanziario già dal 2007 - che non emette una sentenza, consiste nel tentativo di agevolare il raggiungimento di un accordo tra le parti. In Italia sono circa 100 i professionisti presenti in tutte le regioni coinvolti nel network del Conciliatore BancarioFianziario, associazione alla quale partecipano non solo le banche, ma anche Poste Italiane e società finanziarie per un totale di 1.300 soggetti coinvolti. Finora, sono state circa 800 le istanze di conciliazione presentate, nel 94% dei casi l'esito è stato positivo perché le parti hanno trovato un accordo.
fonte http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?del=20100503&fonte=TLB&codnews=689
Indennità, diritti e periti: i costi salgono
La partecipazione a organismi di mediazione sta diventando un'opportunità di lavoro per i professionisti laureati in materie giuridiche ed economiche, soprattutto per quelli di giovane età (molti avvocati, si sa, hanno pochi clienti) o per persone che, giunte alla soglia della pensione, intendono occupare solo parte del loro tempo.
Ma qual è il Dna di questi organismi e quale quello dei loro aderenti? La materia sarà regolata da nuovi decreti in applicazione del Dlgs 28/2010, ma nel frattempo si applicano, le disposizioni dei decreti del ministro della Giustizia 23 luglio 2004 numeri 222 e 223, che determinano la formazione del registro degli organismi e la loro revisione, la sospensione e la cancellazione degli iscritti, l'istituzione di separate sezioni del registro che richiedono specifiche competenze anche in materie di consumo e internazionali, nonché la determinazione delle indennità spettanti.
I decreti fissano le condizioni perché si possa essere soci, associati, amministratori o rappresentanti dell'organismo, che comprendono i consueti i requisiti di onorabilità (oltre alla mancanza di condanne anche quella di sanzioni disciplinari diverse dall'avvertimento). È necessario un iter di formazione del mediatore con partecipazione a corsi di formazione tenuti da enti pubblici, università o enti privati accreditati. I corsi di formazione possono essere piuttosto costosi e devono avere una durata minima di 40 ore (corso base di 32 ore, di cui non meno di 16 di pratica e quattro per la valutazione, più un corso di specializzazione societaria di otto ore).
Il compito di verificare la qualificazione professionale dei mediatori è assegnato al responsabile dell'organismo, salvo che i mediatori siano professori universitari in discipline economiche o giuridiche, o professionisti iscritti ad albi professionali nelle medesime materie con anzianità di almeno 15 anni, oppure ancora magistrati in pensione.
Quanto all'organismo, deve comprendere almeno sette mediatori-conciliatori, deve essere coperto da una polizza assicurativa di importo non inferiore a 500mila euro per le conseguenze patrimoniali derivanti dallo svolgimento del servizio di conciliazione e offrire garanzia di trasparenza amministrativa e contabile. A essere esonerate da questi adempimenti sono solo le camere di commercio. Ricordiamo che, oltre a queste, praticamente tutti gli ordini professionali hanno fondato organismi di questo tipo: niente vieta però di costituirne altri.
Le indennità dovute agli organismi di conciliazione (si veda la tabella nella pagina a fronte) non sono poi gli unici costi previsti. Innanzitutto va aggiunto quasi sempre un importo di 30 euro a titolo di diritti di segreteria (è esente solo chi può accedere al gratuito patrocinio e, in alcuni casi, il consumatore nelle controversie con i professionisti regolate dal codice del consumo). Inoltre, se si è assistiti da un avvocato, bisogna ovviamente pagare la sua consulenza secondo le indennità in materia stragiudiziale previste dai relativi tariffari.
Se poi si deve chiamare un perito di parte, anche i suoi costi incombono sul ricorrente o sulla parte avversa, in genere in base ai tariffari specifici del professionista stesso (geometra, commercialista, ragioniere, ingegnere, architetto, perito eccetera). Stesso discorso per i consulenti esterni di cui spesso ha bisogno l'organismo di conciliazione, che li sceglierà tra gli esperti del tribunale. Se la conciliazione sfocia in un contratto, ci sono i costi vivi e burocratici a esso connessi (ad esempio, la trascrizione). Infine, vanno calcolate le eventuali spese di registrazione del verbale di conciliazione.
fonte http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Editrice/IlSole24Ore/2010/05/03/Economia%20e%20Lavoro/4_D.shtml?uuid=7d590328-5676-11df-a6ca-2846584c0201&DocRulesView=Libero
Ma qual è il Dna di questi organismi e quale quello dei loro aderenti? La materia sarà regolata da nuovi decreti in applicazione del Dlgs 28/2010, ma nel frattempo si applicano, le disposizioni dei decreti del ministro della Giustizia 23 luglio 2004 numeri 222 e 223, che determinano la formazione del registro degli organismi e la loro revisione, la sospensione e la cancellazione degli iscritti, l'istituzione di separate sezioni del registro che richiedono specifiche competenze anche in materie di consumo e internazionali, nonché la determinazione delle indennità spettanti.
I decreti fissano le condizioni perché si possa essere soci, associati, amministratori o rappresentanti dell'organismo, che comprendono i consueti i requisiti di onorabilità (oltre alla mancanza di condanne anche quella di sanzioni disciplinari diverse dall'avvertimento). È necessario un iter di formazione del mediatore con partecipazione a corsi di formazione tenuti da enti pubblici, università o enti privati accreditati. I corsi di formazione possono essere piuttosto costosi e devono avere una durata minima di 40 ore (corso base di 32 ore, di cui non meno di 16 di pratica e quattro per la valutazione, più un corso di specializzazione societaria di otto ore).
Il compito di verificare la qualificazione professionale dei mediatori è assegnato al responsabile dell'organismo, salvo che i mediatori siano professori universitari in discipline economiche o giuridiche, o professionisti iscritti ad albi professionali nelle medesime materie con anzianità di almeno 15 anni, oppure ancora magistrati in pensione.
Quanto all'organismo, deve comprendere almeno sette mediatori-conciliatori, deve essere coperto da una polizza assicurativa di importo non inferiore a 500mila euro per le conseguenze patrimoniali derivanti dallo svolgimento del servizio di conciliazione e offrire garanzia di trasparenza amministrativa e contabile. A essere esonerate da questi adempimenti sono solo le camere di commercio. Ricordiamo che, oltre a queste, praticamente tutti gli ordini professionali hanno fondato organismi di questo tipo: niente vieta però di costituirne altri.
Le indennità dovute agli organismi di conciliazione (si veda la tabella nella pagina a fronte) non sono poi gli unici costi previsti. Innanzitutto va aggiunto quasi sempre un importo di 30 euro a titolo di diritti di segreteria (è esente solo chi può accedere al gratuito patrocinio e, in alcuni casi, il consumatore nelle controversie con i professionisti regolate dal codice del consumo). Inoltre, se si è assistiti da un avvocato, bisogna ovviamente pagare la sua consulenza secondo le indennità in materia stragiudiziale previste dai relativi tariffari.
Se poi si deve chiamare un perito di parte, anche i suoi costi incombono sul ricorrente o sulla parte avversa, in genere in base ai tariffari specifici del professionista stesso (geometra, commercialista, ragioniere, ingegnere, architetto, perito eccetera). Stesso discorso per i consulenti esterni di cui spesso ha bisogno l'organismo di conciliazione, che li sceglierà tra gli esperti del tribunale. Se la conciliazione sfocia in un contratto, ci sono i costi vivi e burocratici a esso connessi (ad esempio, la trascrizione). Infine, vanno calcolate le eventuali spese di registrazione del verbale di conciliazione.
fonte http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Editrice/IlSole24Ore/2010/05/03/Economia%20e%20Lavoro/4_D.shtml?uuid=7d590328-5676-11df-a6ca-2846584c0201&DocRulesView=Libero
Un miliardo sul tavolo della conciliazione
Una partita da un miliardo di euro. E la stima è al ribasso. Tanto sarà messo in gioco di qui a un anno, quando la mediazione diventerà obbligatoria per una lunga serie di controversie civili, ad esempio le liti tra condomini oppure i contrasti per ottenere il risarcimento dei danni provocati da un incidente stradale. Premesso che il ministero della Giustizia ha stimato in un milione l'anno il numero di controversie che, dal 20 marzo 2011, richiederanno il passaggio obbligatorio dal mediatore, e posto che ciascuna parte in causa (quindi almeno due) dovrà pagare un'indennità (stimabile in 500 euro di media), si arriva alla previsione di un miliardo di euro quale cifra complessivamente in gioco. Alla quale dovrà essere poi sommata la quota, impossibile però da calcolare, derivante dalle mediazioni facoltative. Tutto questo finirà nelle mani degli organismi di conciliazione che potranno essere istituiti anche dagli ordini professionali e per il cui funzionamento si è in attesa delle regole ministeriali. C'è poi da aggiungere la partita della formazione: il Consiglio nazionale forense, ad esempio, ha stimato in 500 euro la spesa che ciascun avvocato dovrà sostenere per diventare mediatore (anche qui, le regole per gli enti di formazione sono nelle mani del ministero della Giustizia).
Ecco allora che uno strumento indispensabile per asciugare il fiume di procedimenti che paralizza la macchina giudiziaria, appena potenziato dal legislatore, può essere visto anche sotto una luce diversa. La nuova media-conciliazione – procedura che in quattro mesi può chiudere una vicenda che altrimenti richiederebbe anni in tribunale – offre infatti uno stimolo per lo spirito imprenditoriale dei soggetti in campo. In primo luogo gli avvocati. Nonostante una certa inquietudine che si registra nella categoria – soprattutto alcune posizioni dell'Organismo unitario –, per il Cnf la legge c'è e va applicata. Fabio Florio, responsabile dell'apposita commissione in seno al consiglio, è consapevole del fatto «che ci sia qualcosa ancora da sistemare per rendere le procedure più praticabili e che bisogna attendere i decreti attuativi del ministero per comprendere meglio quello che sta accadendo e come ci si deve comportare sul territorio». Ma il Cnf non resta con le mani in mano e si sta attivando, sottolinea Florio, «non solo con corsi per i mediatori, ma anche per i formatori, attraverso le diramazioni della scuola superiore dell'avvocatura. Le circa ottanta sedi sparse sul territorio saranno interessate, a partire da settembre, con i corsi per i formatori». La macchina si è dunque messa in moto e l'invito del Cnf è che «bisogna crederci, anche se – ribadisce Florio – non dobbiamo entrare nella presunzione che tutti possano essere mediatori e conciliatori».
Tra i problemi fondamentali della disciplina, secondo Maurizio De Tilla, al vertice dell'Oua, c'è «la dichiarazione con la quale si informa il cliente che l'azione proposta necessita del preventivo tentativo di conciliazione, pena l'annullamento del mandato. Previsione che non c'è in nessun ordinamento europeo». Il ruolo dell'avvocato, aggiunge De Tilla, deve essere centrale: «Essendo materia precontenziosa l'assistenza del professionista legale è necessaria. Il conciliatore, ad esempio, potrebbe formulare una proposta che incide nell'eventuale giudizio ordinario. Chi, meglio di un avvocato, potrebbe suggerire al cittadino se accettarla o meno?». Qualche dubbio ulteriore l'Oua l'ha manifestato sull'obbligatorietà («non era prevista nella legge delega»). «Le strade sono due – suggerisce De Tilla – per evitare di intasare gli organismi di conciliazione. O rendere la mediazione sempre facoltativa, o a marzo facciamo entrare nell'obbligo solo una di quelle materie».
Tra chi si è messo in moto va segnalato il coordinamento della conciliazione forense cui aderiscono una trentina di ordini locali, Milano e Roma compresi. «Diamoci da fare – commenta risoluto Angelo Santi, avvocato, responsabile nazionale del coordinamento – con questi organismi». Oggi è possibile seguire tre strade per organizzarsi, spiega Santi: «gli enti di conciliazione possono essere gestiti dagli ordini, anche attraverso le fondazioni, oppure in associazione con altri ordini professionali, in primo luogo i commercialisti. Oggi, in attesa dei regolamenti, c'è pure chi va avanti con le convenzioni con le camere di commercio». In sintonia con il Cnf , Santi ribadisce come siano da aggiornare i compensi per l'avvocato che assiste il cliente nella mediazione. «La tariffa va adeguata perché l'assistenza nella mediazione non può essere paragonata a un semplice incontro in sede stragiudiziale», ha aggiunto Santi. Convinto che la mediazione sia un'opportunità per gli ordini «anche per smarcarsi dallo sfascio della giurisdizione».
fonte http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Editrice/IlSole24Ore/2010/05/03/Economia%20e%20Lavoro/5_A.shtml?uuid=835ed1ee-5676-11df-a6ca-2846584c0201&DocRulesView=Libero
Ecco allora che uno strumento indispensabile per asciugare il fiume di procedimenti che paralizza la macchina giudiziaria, appena potenziato dal legislatore, può essere visto anche sotto una luce diversa. La nuova media-conciliazione – procedura che in quattro mesi può chiudere una vicenda che altrimenti richiederebbe anni in tribunale – offre infatti uno stimolo per lo spirito imprenditoriale dei soggetti in campo. In primo luogo gli avvocati. Nonostante una certa inquietudine che si registra nella categoria – soprattutto alcune posizioni dell'Organismo unitario –, per il Cnf la legge c'è e va applicata. Fabio Florio, responsabile dell'apposita commissione in seno al consiglio, è consapevole del fatto «che ci sia qualcosa ancora da sistemare per rendere le procedure più praticabili e che bisogna attendere i decreti attuativi del ministero per comprendere meglio quello che sta accadendo e come ci si deve comportare sul territorio». Ma il Cnf non resta con le mani in mano e si sta attivando, sottolinea Florio, «non solo con corsi per i mediatori, ma anche per i formatori, attraverso le diramazioni della scuola superiore dell'avvocatura. Le circa ottanta sedi sparse sul territorio saranno interessate, a partire da settembre, con i corsi per i formatori». La macchina si è dunque messa in moto e l'invito del Cnf è che «bisogna crederci, anche se – ribadisce Florio – non dobbiamo entrare nella presunzione che tutti possano essere mediatori e conciliatori».
Tra i problemi fondamentali della disciplina, secondo Maurizio De Tilla, al vertice dell'Oua, c'è «la dichiarazione con la quale si informa il cliente che l'azione proposta necessita del preventivo tentativo di conciliazione, pena l'annullamento del mandato. Previsione che non c'è in nessun ordinamento europeo». Il ruolo dell'avvocato, aggiunge De Tilla, deve essere centrale: «Essendo materia precontenziosa l'assistenza del professionista legale è necessaria. Il conciliatore, ad esempio, potrebbe formulare una proposta che incide nell'eventuale giudizio ordinario. Chi, meglio di un avvocato, potrebbe suggerire al cittadino se accettarla o meno?». Qualche dubbio ulteriore l'Oua l'ha manifestato sull'obbligatorietà («non era prevista nella legge delega»). «Le strade sono due – suggerisce De Tilla – per evitare di intasare gli organismi di conciliazione. O rendere la mediazione sempre facoltativa, o a marzo facciamo entrare nell'obbligo solo una di quelle materie».
Tra chi si è messo in moto va segnalato il coordinamento della conciliazione forense cui aderiscono una trentina di ordini locali, Milano e Roma compresi. «Diamoci da fare – commenta risoluto Angelo Santi, avvocato, responsabile nazionale del coordinamento – con questi organismi». Oggi è possibile seguire tre strade per organizzarsi, spiega Santi: «gli enti di conciliazione possono essere gestiti dagli ordini, anche attraverso le fondazioni, oppure in associazione con altri ordini professionali, in primo luogo i commercialisti. Oggi, in attesa dei regolamenti, c'è pure chi va avanti con le convenzioni con le camere di commercio». In sintonia con il Cnf , Santi ribadisce come siano da aggiornare i compensi per l'avvocato che assiste il cliente nella mediazione. «La tariffa va adeguata perché l'assistenza nella mediazione non può essere paragonata a un semplice incontro in sede stragiudiziale», ha aggiunto Santi. Convinto che la mediazione sia un'opportunità per gli ordini «anche per smarcarsi dallo sfascio della giurisdizione».
fonte http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Editrice/IlSole24Ore/2010/05/03/Economia%20e%20Lavoro/5_A.shtml?uuid=835ed1ee-5676-11df-a6ca-2846584c0201&DocRulesView=Libero
STIPULATA UN'IMPORTANTE CONVENZIONE CON L'UFFICIO DEL GIUDICE DI PACE DI NAPOLI
L'attuazione della norma sulla Mediazione delegata dal Giudice
ex art. 5 comma 2 D.Lgs. 28/2010
Il Coordinatore dell'Ufficio del Giudice di Pace di Napoli, Avv. Maria Rosaria Saviano ed il Presidente di ADR Concilmed, Avv. Vincenzo Ferrò, hanno stipulato un'importante convenzione avente ad oggetto la gestione, da parte di ADR Concilmed, dei procedimenti di Mediazione delegata dal Giudice ai sensi dell'art. 5 comma 2 del D.Lgs. 28/2010.
L'Avv. Saviano ha espresso la propria soddisfazione per la realizzazione dell'iniziativa, "Utile per il buon andamento dell'Ufficio e per l'aggiornamento alla vigente normativa" fortemente voluta dai contraenti e realizzata grazie anche all'importante apporto scientifico del Segretario Generale di ADR Concilmed, Dott.ssa Grazia Buoninconti, che ha reso possibile la realizzazione del progetto.
Il servizio sarà attivo dalla seconda metà di Giugno e per i primi sei mesi, dedicati alla sperimentazione, sarà fornito a titolo gratuito per gli utenti, i quali, su invito del Giudice, potranno attivare il procedimento, avvalendosi di un Mediatore professionista, altamente qualificato, iscritto nell'elenco dei Mediatori di ADR Concilmed, per tentare di risolvere la controversia in un arco temporale non superiore a quattro mesi.
Per tutte le informazioni in merito all'iniziativa, rivolgersi a:
ADR Concilmed - Mediazione Delegata
Via Pomponio Gaurico, 21 - 80125 - Napoli
Telefono - 081-2395736 - Fax - 081-5934834
ex art. 5 comma 2 D.Lgs. 28/2010
Il Coordinatore dell'Ufficio del Giudice di Pace di Napoli, Avv. Maria Rosaria Saviano ed il Presidente di ADR Concilmed, Avv. Vincenzo Ferrò, hanno stipulato un'importante convenzione avente ad oggetto la gestione, da parte di ADR Concilmed, dei procedimenti di Mediazione delegata dal Giudice ai sensi dell'art. 5 comma 2 del D.Lgs. 28/2010.
L'Avv. Saviano ha espresso la propria soddisfazione per la realizzazione dell'iniziativa, "Utile per il buon andamento dell'Ufficio e per l'aggiornamento alla vigente normativa" fortemente voluta dai contraenti e realizzata grazie anche all'importante apporto scientifico del Segretario Generale di ADR Concilmed, Dott.ssa Grazia Buoninconti, che ha reso possibile la realizzazione del progetto.
Il servizio sarà attivo dalla seconda metà di Giugno e per i primi sei mesi, dedicati alla sperimentazione, sarà fornito a titolo gratuito per gli utenti, i quali, su invito del Giudice, potranno attivare il procedimento, avvalendosi di un Mediatore professionista, altamente qualificato, iscritto nell'elenco dei Mediatori di ADR Concilmed, per tentare di risolvere la controversia in un arco temporale non superiore a quattro mesi.
Per tutte le informazioni in merito all'iniziativa, rivolgersi a:
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Telefono - 081-2395736 - Fax - 081-5934834
Guida alla nuova conciliazione. Mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali ai sensi del D.Lgs. 4 marzo 2010, n. 28
L'opera vuole essere una GUIDA COMMENTATA alla lettura del D.Lgs. 4 marzo 2010, n. 28 (G.U. 5 marzo 2010, n. 53) che introduce, in attuazione della delega contenuta nella legge 69/2009 (Riforma del processo civile), l'istituto della mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali. Il testo è strutturato per una rapida consultazione in quanto contiene il commento sistematico dell'articolato del D.Lgs. 28/2010, una tabella riepilogativa di tutte le normative che prevedono la conciliazione e una serie di schemi operativi che spiegano i presupposti per l'attività di conciliazione. Tutto nasce dalla direttiva 2008/52/CE (mediazione in materia civile), emanata dal Parlamento europeo e dal Consiglio in data 21 maggio 2008, che ha imposto agli Stati membri, l'introduzione di disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per l'attuazione di quanto richiesto dall'Europa. L'obiettivo finale della novità sta nella capacità deflattiva dell'istituto, sia per la prevenzione di specifiche liti, sia per la prevenzione generale cui è sotteso un cambio nella cultura della gestione dei conflitti sociali, in modo da fornire una risposta efficace al bisogno di giustizia dei cittadini, troppo spesso mortificato dalla lentezza e dal costo dei procedimenti giurisdizionali.
fonte http://www.ibs.it/code/9788838756009/di-paola-nunzio-s/guida-alla-nuova-conciliazione.html
fonte http://www.ibs.it/code/9788838756009/di-paola-nunzio-s/guida-alla-nuova-conciliazione.html
Corso di alta formazione per Conciliatori Professionisti - 17/21 Maggio 2010
17, 18, 19, 20, 21 e 22 Maggio 2010
ORARIO DEL CORSO | ||||||
GIORNO | 17/05/10 | 18/05/10 | 19/05/10 | 20/05/10 | 21/05/10 | 22/05/10 |
DALLE ORE | 9,00 | 8,30 | 8,30 | 8,30 | 8,30 | 9,00 |
ALLE ORE | 13,00 | 13,30 | 13,30 | 13,30 | 13,30 | 13,00 |
DALLE ORE | 14,30 | 14,30 | ||||
ALLE ORE | 20,30 | 20,30 |
ADR Concilmed è impegnata in un percorso altamente formativo finalizzato all'acquisizione della qualifica di Conciliatore Professionista.
Il corso di formazione per Conciliatori Professionisti ideato e ralizzato da ADR Concilmed, in perfetta linea con le disposizini Ministeriali, è giunto ormai alla sua decima edizione, riscuotendo un alto gradimento ed un elevato livello di soddisfazione tra i partecipanti.
Si può, pertanto, ben asserire che il corso di formazione per Conciliatori Professionisti gestito da ADR Concilmed sia ormai ritenuto una pietra miliare ed un caposaldo di riferimento nell'ambito della formazione in tale settore.
Obiettivi
Il corso risponde ai parametri previsti dall’Art. 4 comma 3 del D.M. 23 luglio 2004 n. 222 ed è finalizzato alla formazione di Conciliatori professionisti, tramite l’insegnamento teorico – pratico delle varie fasi della conciliazione stragiudiziale delle controversie e della gestione dei conflitti.
La partecipazione a tale evento, si concluderà con il rilascio, da parte di ADR Concilmed, di un Attestato di partecipazione, frequenza e superamento della valutazione finale ed acquisizione della qualifica di “Conciliatore Professionista”, titolo che consentirà al partecipante di presentare domande di ammissione quale Conciliatore Professionista presso Enti ed Organismi, pubblici e privati, operanti nel settore.
Destinatari
Avvocati iscritti all’Albo da meno di quindici anni, Praticanti Avvocati, Laureati in Giurisprudenza, Dottori Commercialisti iscritti all'Albo, Laureati in Economia e Commercio.
Strutturazione del corso
Il corso si struttura in 45 ore, di cui:
a) 16 ore di lezione teorica;
b) 16 ore di pratica;
c) 4 ore per la valutazione.
I contenuti sono i seguenti: strumenti di risoluzione delle controversie alternativi alla giurisdizione; principi, natura e funzione della conciliazione; esperienze internazionali e principi comunitari; compiti, responsabilità e caratteristiche del conciliatore; rapporti tra conciliatore ed organismi di conciliazione; tecniche di conciliazione; la procedura di conciliazione; rapporti con la tutela contenziosa.
d) 9 ore di lezione con i seguenti contenuti: le controversie di cui all’Art. 1 del D.Lgs 17 gennaio 2003 n. 5; i riti societari di cognizione ordinaria e sommaria.
Materie d’insegnamento:
La conciliazione: fonti, natura e principi;
Conciliazione e Arbitrato: le differenze delle due istituzioni nel diritto italiano;
Dalla mediazione alla Conciliazione;
Le differenti tipologie della Conciliazione;
Il conflitto e la negoziazione: le differenti tipologie e le relative procedure;
Le fattispecie di cui all’Art. 1 del D.Lgs 17 gennaio 2003 n. 5;
I requisiti della Conciliazione: i D.M. 222/04 e 223/04;
Il Registro degli Organismi di Conciliazione presso il Ministero della Giustizia;
Il Conciliatore professionista;
Attivazione della procedura di conciliazione;
Gli adempimenti di Segreteria: l’invito ad aderire, la fissazione dell’incontro, la nomina del Conciliatore;
L’incontro di conciliazione;
Il ruolo ed il comportamento del Conciliatore nel corso della procedura;
La fase introduttiva e quella esplorativa;
Incontri singoli ed incontri plenari;
Gli interessi sostanziali;
I consulenti delle parti;
I rappresentanti delle parti;
I verbali di conciliazione e di conciliazione non riuscita: rilevanza, efficacia, effetti;
La definizione del conflitto intesa come strumento per la regolamentazione dei futuri rapporti;
Esercitazioni: attivazione di una procedura di conciliazione, l’incontro di conciliazione, la definizione della procedura.
Crediti formativi
Per tale corso è stata richiesta ed ottenuta l’attribuzione di 20 crediti formativi ai partecipanti al corso completo di formazione per Conciliatori Professionisti
Numero massimo di iscrizioni
Il corso potrà essere seguito da un numero massimo di 30 partecipanti, come previsto dall’Articolo 1 del D.M. 24 luglio 2006.
Quota di partecipazione al corso
E' possibile prenotarsi oggi per il prossimo corso, garantendosi la partecipazione al costo di € 800,00 con esenzione IVA ex art. 10 DPR 633/72
Per effettuare l'iscrizione, scaricare il modulo dal link sottostante e seguire le indicazioni in esso contenute.
Scarica il modulo d'iscrizione
Mediazione civile, domande alla Consob per arbitri entro il 24 maggio
Entra nel vivo l'attività della Camera di conciliazione e arbitrato, istituita presso la Consob per risolvere le controversie tra semplici investitori e intermediari finanziari senza ricorrere alla giustizia ordinaria. Da oggi è possibile presentare le domande per l'iscrizione agli elenchi degli arbitri e dei conciliatori: sono interessati avvocati, commercialisti, notai, magistrati, professori universitari o alti dirigenti dello Stato. Si tratta di figure che, se in possesso dei requisiti professionali e deontologici previsti dai regolamenti della Camera, potranno svolgere l'attività di conciliatore e arbitro: a loro potranno rivolgersi i singoli risparmiatori nei casi di mancata trasparenza, scorrettezze o illeciti relativi alla collocazione di titoli, a fondi comuni o ad altri tipi di investimenti finanziari.
Domande entro il 24 maggio
Le richieste di candidatura da parte dei professionisti dovranno pervenire alla Consob entro il 24 maggio (quelle giunte successivamente saranno prese in considerazione per gli aggiornamenti semestrali degli elenchi). Subito dopo saranno stilati gli elenchi ufficiali, e la Camera di conciliazione conta «di diventare pienamente operativa da prima dell'estate, compatibilmente con il numero di domande pervenute», spiega il presidente dell'organismo, il presidente onorario della Corte dei Conti Fulvio Balsamo.«Rapidità ed economicità sono le caratteristiche principali degli strumenti offerti dalla Camera a tutto vantaggio del mercato e in particolare dei risparmiatori», ha sottolineato il presidente dell'organismo, Fulvio Balsamo, nel corso di un incontro con la stampa per presentare la fase di reclutamento degli arbitri e dei conciliatori.
Il funzionamento della nuova struttura
Le controversie dovranno risolversi in tempi stretti (60 giorni per la conciliazione, 120 per l'arbitrato, che possono essere raddoppiati su richiesta dalle parti), mentre i costi - sottolineano dalla Camera di conciliazione - «sono contenuti: una componente fissa per le spese amministrative (30 euro per la conciliazione, 100 per l'arbitrato), più una componente variabile come compenso per conciliatori e arbitri, variabile a seconda degli importi della controversia» (si va da 40 a 76.000 euro, soglia massima in caso di arbitrati su controversie di valore superiore ai 5 milioni di euro).
La procedura
Resta la possibilità di rivolgersi al giudice nel caso in cui la conciliazione fallisca; anzi a partire dal prossimo anno, in accordo con la normativa vigente, l'aver tentato preventivamente la conciliazione sarà requisito necessario per intraprendere le vie legali: un modo per alleviare il carico di lavoro delle strutture giudiziarie.In pratica, di volta in volta dagli elenchi dei conciliatori-arbitri le parti in accordo tra loro, o la Camera in caso di mancata intesa, verrà scelto il professionista più adatto a risolvere la controversia. L'obiettivo della Camera di conciliazione è quello di costituire una rete capillare in tutte le Regioni, in modo da permettere ai risparmiatori di seguire la propria procedura "vicino casa".
Nel dettaglio, la conciliazione riguarderà la ricerca di un accordo tra le parti, che sarà svolta da un mediatore scelto tra i professionisti iscritti all'elenco, e che, nel caso di raggiunta intesa, sfocerà in un contratto vincolante tra le parti. Al conciliatore potranno rivolgersi i singoli risparmiatori, da soli o coadiuvati da un legale o dal rappresentante di un'associazione dei consumatori. L'arbitrato invece costituisce una forma di giudizio alternativa al normale processo civile: deve essere previsto dall'accordo tra le parti, e può sfociare in un lodo, ovvero una decisione arbitrale con forza di sentenza. Si tratta di una procedura più formalizzata, nella quale le parti saranno coadiuvate da procuratori legali.
La sovrapposizione con Banca d'Italia
Per quanto riguarda la possibile sovrapposizione con l'attività di un'altro "arbitro", quello istituito dalla Banca d'Italia, il presidente Balsamo ha precisato che «stiamo lavorando a un protocollo per dividere con precisione gli ambiti di azione e per condividere informazioni sui ricorsi presentati presso i due organismi».
fonte http://www.professionisti24.ilsole24ore.com/art/Professionisti24/Diritto/2010/04/16_4_mediazione_civile_consob.shtml?uuid=47be7b46-493b-11df-bd6e-7ceda8f3e82a&type=Libero
Domande entro il 24 maggio
Le richieste di candidatura da parte dei professionisti dovranno pervenire alla Consob entro il 24 maggio (quelle giunte successivamente saranno prese in considerazione per gli aggiornamenti semestrali degli elenchi). Subito dopo saranno stilati gli elenchi ufficiali, e la Camera di conciliazione conta «di diventare pienamente operativa da prima dell'estate, compatibilmente con il numero di domande pervenute», spiega il presidente dell'organismo, il presidente onorario della Corte dei Conti Fulvio Balsamo.«Rapidità ed economicità sono le caratteristiche principali degli strumenti offerti dalla Camera a tutto vantaggio del mercato e in particolare dei risparmiatori», ha sottolineato il presidente dell'organismo, Fulvio Balsamo, nel corso di un incontro con la stampa per presentare la fase di reclutamento degli arbitri e dei conciliatori.
Il funzionamento della nuova struttura
Le controversie dovranno risolversi in tempi stretti (60 giorni per la conciliazione, 120 per l'arbitrato, che possono essere raddoppiati su richiesta dalle parti), mentre i costi - sottolineano dalla Camera di conciliazione - «sono contenuti: una componente fissa per le spese amministrative (30 euro per la conciliazione, 100 per l'arbitrato), più una componente variabile come compenso per conciliatori e arbitri, variabile a seconda degli importi della controversia» (si va da 40 a 76.000 euro, soglia massima in caso di arbitrati su controversie di valore superiore ai 5 milioni di euro).
La procedura
Resta la possibilità di rivolgersi al giudice nel caso in cui la conciliazione fallisca; anzi a partire dal prossimo anno, in accordo con la normativa vigente, l'aver tentato preventivamente la conciliazione sarà requisito necessario per intraprendere le vie legali: un modo per alleviare il carico di lavoro delle strutture giudiziarie.In pratica, di volta in volta dagli elenchi dei conciliatori-arbitri le parti in accordo tra loro, o la Camera in caso di mancata intesa, verrà scelto il professionista più adatto a risolvere la controversia. L'obiettivo della Camera di conciliazione è quello di costituire una rete capillare in tutte le Regioni, in modo da permettere ai risparmiatori di seguire la propria procedura "vicino casa".
Nel dettaglio, la conciliazione riguarderà la ricerca di un accordo tra le parti, che sarà svolta da un mediatore scelto tra i professionisti iscritti all'elenco, e che, nel caso di raggiunta intesa, sfocerà in un contratto vincolante tra le parti. Al conciliatore potranno rivolgersi i singoli risparmiatori, da soli o coadiuvati da un legale o dal rappresentante di un'associazione dei consumatori. L'arbitrato invece costituisce una forma di giudizio alternativa al normale processo civile: deve essere previsto dall'accordo tra le parti, e può sfociare in un lodo, ovvero una decisione arbitrale con forza di sentenza. Si tratta di una procedura più formalizzata, nella quale le parti saranno coadiuvate da procuratori legali.
La sovrapposizione con Banca d'Italia
Per quanto riguarda la possibile sovrapposizione con l'attività di un'altro "arbitro", quello istituito dalla Banca d'Italia, il presidente Balsamo ha precisato che «stiamo lavorando a un protocollo per dividere con precisione gli ambiti di azione e per condividere informazioni sui ricorsi presentati presso i due organismi».
fonte http://www.professionisti24.ilsole24ore.com/art/Professionisti24/Diritto/2010/04/16_4_mediazione_civile_consob.shtml?uuid=47be7b46-493b-11df-bd6e-7ceda8f3e82a&type=Libero
GIUSTIZIA: SPORTELLO MEDIAZIONE CIVILE IN TRIBUNALE NAPOLI
Uno sportello dedicato alla conciliazione all'interno del tribunale di Napoli per la mediazione delle controversie civili e commerciali. E' questo il risultato di un accordo siglato dai presidenti di Camera di Commercio e Tribunale partenopeo, Gaetano Cola e Carlo Alemi, che si propone di contribuire a rendere piu' rapidi i tempi della giustizia. I primi sei mesi del servizio saranno gratuiti e non ci sara' nessun limite di materia per l'applicazione. Si tratta di una 'mediazione delegata' in base alla quale il magistrato potra' segnalare alle parti la facolta' di attivare una procedura di conciliazione. "La speranza e' che ci sia adesione a questa iniziativa da parte dell'ordine degli avvocati e dei commercialisti, con cui il discorso e' aperto", dice Alemi che poi sottolinea la "tempestivita' dell'iniziativa, con il decreto legislativo entrato in vigore il 4 marzo che prevede il ricorso alla conciliazione. Ecco, noi abbiamo gia' organizzato tutto". Lo sportello sara' operativo entro il prossimo mese di maggio. "La Camera di Commercio di Napoli nel 2009 ha gestito oltre 3mila procedure di conciliazione - spiega Cola - il ricorso a queste procedure si va sempre piu' affermando nel nostro Paese, che e' caratterizzato da un elevato tasso di litigiosita', soprattutto al Sud dove e' 3,8 volte superiore che al Nord". La Camera di conciliazione e' presente nell'ente camerale napoletano fin dal 1998 ed e' la prima d'Italia per numero d'istanze. Nel primo semestre del 2009 ci sono state oltre 4mila procedure, di cui solo 1500 nel capoluogo, mentre con quasi 7mila conciliazioni il Mezzogiorno si conferma l'area del Paese in cui e' piu' diffusa (1735 al centro, 865 al nordovest, 709 al nordest). A Napoli circa il 50% delle istante presentate diventa procedura e, di queste, nella meta' dei casi si raggiunge un accordo.
fonte http://www.agi.it/napoli/notizie/201004151753-cro-rt10247-giustizia_sportello_mediazione_civile_in_tribunale_napoli
fonte http://www.agi.it/napoli/notizie/201004151753-cro-rt10247-giustizia_sportello_mediazione_civile_in_tribunale_napoli
TRENITALIA: AMPLIATA LA PROCEDURA DI CONCILIAZIONE CON LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI
La facolta' di risolvere in via stragiudiziale eventuali controversie con Trenitalia e' stata estesa ai viaggiatori di tutti i treni a mercato, dai clienti del Frecciarossa a quelli degli Eurostarcity e di un gran numero di Intercity.
A stabilirlo un accordo siglato fra Trenitalia e le Associazioni dei Consumatori, che giunge dopo un anno di positiva sperimentazione durante il quale la procedura di conciliazione ha riguardato solo i servizi a mercato lungo la direttrice Napoli - Milano, una delle piu' frequentate di tutta la rete
E proprio oggi a Roma, nella sede di Ferrovie dello Stato, si sono incontrati, in uno specifico workshop finalizzato a rendere piu' snelle ed efficaci tali procedure, i rappresentanti delle Associazioni dei Consumatori firmatarie dell'accordo e Trenitalia. L'occasione e' servita anche a fare il punto sull'esperienze maturate fino ad oggi e a confrontarsi sulle nuove prospettive aperte dall'accordo
Tutti i dettagli sulla procedura e l'elenco delle Associazioni firmatarie sono consultabili online sul sito di ferroviedellostato.it, partendo dalla pagina di Trenitalia
La procedura, informa una nota, ha per oggetto reclami rivolti a Trenitalia per i quali il cliente abbia ricevuto una risposta che non ritiene soddisfacente. Le singole domande vengono sottoposte all'esame di un'apposita commissione formata da un conciliatore di Trenitalia e da un conciliatore di una delle Associazioni di Consumatori firmatarie dell'accordo. Al momento restano escluse dalla procedura le controversie che riguardano i treni a media e lunga percorrenza inseriti nel Contratto di Servizio con lo Stato (Espressi e Treni Notte) e i convogli regionali, anch'essi sotto specifico Contratto di Servizio, siglato fra Trenitalia e le singole Regioni. Lo scorso 7 aprile e' stato a tal proposito avviato un confronto, con il Coordinamento degli Assessori Regionali ai Trasporti, per verificare la possibilita' e le modalita' di un'estensione della procedura anche ai convogli regionali.
fonte http://www.uniconsum.it/notizie-utili/4168.html?task=view
A stabilirlo un accordo siglato fra Trenitalia e le Associazioni dei Consumatori, che giunge dopo un anno di positiva sperimentazione durante il quale la procedura di conciliazione ha riguardato solo i servizi a mercato lungo la direttrice Napoli - Milano, una delle piu' frequentate di tutta la rete
E proprio oggi a Roma, nella sede di Ferrovie dello Stato, si sono incontrati, in uno specifico workshop finalizzato a rendere piu' snelle ed efficaci tali procedure, i rappresentanti delle Associazioni dei Consumatori firmatarie dell'accordo e Trenitalia. L'occasione e' servita anche a fare il punto sull'esperienze maturate fino ad oggi e a confrontarsi sulle nuove prospettive aperte dall'accordo
Tutti i dettagli sulla procedura e l'elenco delle Associazioni firmatarie sono consultabili online sul sito di ferroviedellostato.it, partendo dalla pagina di Trenitalia
La procedura, informa una nota, ha per oggetto reclami rivolti a Trenitalia per i quali il cliente abbia ricevuto una risposta che non ritiene soddisfacente. Le singole domande vengono sottoposte all'esame di un'apposita commissione formata da un conciliatore di Trenitalia e da un conciliatore di una delle Associazioni di Consumatori firmatarie dell'accordo. Al momento restano escluse dalla procedura le controversie che riguardano i treni a media e lunga percorrenza inseriti nel Contratto di Servizio con lo Stato (Espressi e Treni Notte) e i convogli regionali, anch'essi sotto specifico Contratto di Servizio, siglato fra Trenitalia e le singole Regioni. Lo scorso 7 aprile e' stato a tal proposito avviato un confronto, con il Coordinamento degli Assessori Regionali ai Trasporti, per verificare la possibilita' e le modalita' di un'estensione della procedura anche ai convogli regionali.
fonte http://www.uniconsum.it/notizie-utili/4168.html?task=view
Enel Energia: conciliazione, guida online
In caso di disservizi, disguidi, insoddisfazione del cliente Enel, non c’è bisogno che il consumatore proceda alle vie legali; il colosso elettrico italiano permette infatti di accedere su parecchie controversie ad una procedura amichevole di risoluzione rapida e soprattutto a basso costo. Trattasi nello specifico della conciliazione che Enel ha sottoscritto con le Associazioni dei Consumatori aderenti al CNCU, il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, e che permette di poter risolvere la controversia in maniera paritetica ed in tempi brevi fermo restando che utilizzando la conciliazione il cliente Enel non perde comunque il diritto a far valere le proprie ragioni in ogni altra sede opportuna.
Cliccando qui è possibile accedere alla pagina Enel dedicata alla conciliazione dove, tra l’altro, è possibile scaricare la guida alla conciliazione che, nello specifico, può essere utilizzata dai condomini e dai clienti privati domestici che hanno un contratto di energia elettrica, con Enel Servizio Elettrico oppure Enel Energia, avente una potenza non superiore ai 15 kW, e dai clienti del gas di Enel Energia che annualmente non consumano più di 50.000 metri cubi.
Prima di poter accedere allo strumento della conciliazione, il consumatore deve inviare un reclamo scritto ad Enel; nel caso il cliente ritenesse insoddisfacente la risposta di Enel Servizio Elettrico o Enel Energia al reclamo, allora si potrà avviare la conciliazione potendosi avvalere del supporto offerto da una delle dodici Associazioni di Consumatori che ha aderito.
Nel dettaglio, la conciliazione può essere utilizzata per i casi di sospensione della fornitura per morosità, riduzione di potenza, ricostruzione dei consumi di energia elettrica o gas a seguito di contatore malfunzionante, nonché per casi relativi a fatture con importi anomali o comunque superiori alla media dei consumi che Enel ha fatturato nei ventiquattro mesi precedenti.
fonte http://www.vostrisoldi.it/articolo/enel-energia-conciliazione-guida-online/26823/
Cliccando qui è possibile accedere alla pagina Enel dedicata alla conciliazione dove, tra l’altro, è possibile scaricare la guida alla conciliazione che, nello specifico, può essere utilizzata dai condomini e dai clienti privati domestici che hanno un contratto di energia elettrica, con Enel Servizio Elettrico oppure Enel Energia, avente una potenza non superiore ai 15 kW, e dai clienti del gas di Enel Energia che annualmente non consumano più di 50.000 metri cubi.
Prima di poter accedere allo strumento della conciliazione, il consumatore deve inviare un reclamo scritto ad Enel; nel caso il cliente ritenesse insoddisfacente la risposta di Enel Servizio Elettrico o Enel Energia al reclamo, allora si potrà avviare la conciliazione potendosi avvalere del supporto offerto da una delle dodici Associazioni di Consumatori che ha aderito.
Nel dettaglio, la conciliazione può essere utilizzata per i casi di sospensione della fornitura per morosità, riduzione di potenza, ricostruzione dei consumi di energia elettrica o gas a seguito di contatore malfunzionante, nonché per casi relativi a fatture con importi anomali o comunque superiori alla media dei consumi che Enel ha fatturato nei ventiquattro mesi precedenti.
fonte http://www.vostrisoldi.it/articolo/enel-energia-conciliazione-guida-online/26823/
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