Il Test di Paternità stabilisce se un presunto padre è di fatto il padre biologico di un altro individuo.
Molto spesso viene richiesto da una persona o una coppia che vorrebbe sapere se l'uomo in questione sia o meno il padre biologico del bambino semplicemente per fini informativi (test informativo), oppure può essere richiesto nell’ambito di un procedimento legale o in fase stragiudiziale, per il riconoscimento o il disconoscimento di una paternità legale (test legale), con le conseguenze giuridiche che ciò comporta in termini di eredità patrimoniale, mantenimento, affidamento del minore, etc.
Il test di paternità informativo viene eseguito impiegando la medesima procedura e strumentazione utilizzata per eseguire il test legale; l'unica differenza rispetto a quest'ultimo riguarda l'utilizzabilità dei risultati.
Il test informativo, infatti, fornirà esclusivamente un risultato circa la compatibilità o non compatibilità genetica tra i campioni biologici in esame. Il risultato prodotto avrà solo valore informativo e non potrà avere valenza giuridica, non essendo stata accertata l'identità dei soggetti da cui provengono i campioni biologici ed acquisite le necessarie autorizzazioni.
Questo tipo di test può essere usato anche per altri motivi, per esempio per stabilire la relazione tra una donna e un bambino, in caso di adozione; per confermare la parentela di bambini concepiti tramite tecniche di fecondazione assistita o per investigare la consanguineità in questioni legali o di immigrazione.
Il principio su cui si basa il test di paternità è la comparazione del profilo di DNA di due individui, basandosi sul seguente principio:
I cromosomi contengono il DNA (acido desossiribonucleico) che rappresenta il materiale genetico di ogni individuo. Eccetto le cellule germinali (ovociti nelle donne e spermatozoi negli uomini), che contengono 23 cromosomi (corredo aploide), tutte le cellule somatiche nucleate di ogni individuo della specie umana contengono 46 cromosomi (corredo diploide). Al momento del concepimento, una cellula germinale maschile (spermatozoo con 23 cromosomi) si fonde con una cellula germinale femminile (uovo con 23 cromosomi) per originare un nuovo individuo con 46 cromosomi; questo DNA rimane invariato per tutta la vita. Quindi, ogni individuo è costituito da metà patrimonio genetico (23 cromosomi) ricevuto del padre biologico e da metà patrimonio genetico (23 cromosomi) ricevuto della madre biologica.
L'analisi del DNA si basa sul rilevamento di normali variazioni che sono presenti a livello di molte regioni del materiale genetico di ogni individuo (polimorfismi). Per ogni individuo, la determinazione contemporanea di queste variazioni permette di ottenere un profilo genetico che, ad eccezione del caso dei gemelli monozigoti che risultano perfettamente uguali, è praticamente unico per ciascun individuo, come le impronte digitali.
Questa caratteristica è alla base della metodologia utilizzata per determinare se due persone sono correlate geneticamente. Il profilo genetico di un figlio sarà costituito da metà profilo genetico materno e metà profilo genetico paterno. Quindi, il padre presunto per essere considerato padre biologico dovrà possedere metà del profilo genetico presente nel figlio.
La paternità viene ESCLUSA nel caso in cui le caratteristiche genetiche del padre putativo discordino con quelle del figlio oggetto di indagine. La paternità viene, invece, ATTRIBUITA qualora le caratteristiche genetiche del padre e del figlio concordino.
In quest’ultimo caso, viene effettuata un’analisi statistica dei risultati ed infine viene fornita una percentuale di attribuzione che sarà tanto più prossima al 100% quanto maggiore sarà il numero di regioni polimorfiche del DNA analizzate, e quanto meno frequenti sono le caratteristiche genetiche riscontrate.
Queste regioni polimorfiche del DNA investigate sono ereditate in maniera tra loro indipendente, e per la loro straordinaria variabilità interindividuale determinano la formazione di un numero molto elevato di combinazioni genotipiche.
La distribuzione di tale variabilità biologica nella popolazione fa si che solo pochissimi individui presi a caso possiedano caratteristiche genetiche identiche, e tale identità, se presente, è limitata solamente ad alcuni sistemi polimorfici investigati.
Ciò rende possibile sia l'Esclusione di Paternità, sia un giudizio dapprima di Compatibilità, e successivamente, dopo valutazione statistica dei risultati, di Probabilità di Paternità.
Questo tipo di analisi del DNA, può essere effettuato anche prima della nascita del bambino.
In questo caso si possono utilizzare cellule fetali ottenute con due distinte procedure: il prelievo di villi coriali (CVS o villocentesi) e il prelievo di cellule amniotiche (amniocentesi).
Il CVS si effettua normalmente attorno alla 10-13 settimana di gestazione, comporta un prelievo di cellule della placenta. L'amniocentesi si effettua, invece, intorno 15^ -18^ settimana di gestazione, comporta un prelievo di cellule fetali dal liquido amniotico.
Per eseguire il test sono necessari anche i prelievi di sangue/tamponi buccali della madre e del padre presunto.
Altro concetto importante è quello che si basa sull’evidenza che il DNA è uguale in ogni cellula di un individuo e quindi il materiale genetico utilizzabile per effettuare il test può derivare da tessuti diversi.
Per l’esecuzione del test in fase postnatale si effettua normalmente un prelievo di sangue periferico. Il volume di sangue necessario è molto piccolo (anche poche gocce di sangue essicato), così da permettere l'analisi anche su neonati per i quali è addirittura possibile utilizzare un campione di sangue del cordone ombelicale.
Ad oggi però, grazie ai sofisticati e sensibili nuovi metodi di analisi, il test di paternità può essere effettuato anche su campioni biologici diversi dal tradizionale prelievo ematico.
E' infatti possibile eseguire l'accertamento di paternità anche su campioni biologici ottenibili con metodiche di prelievo non invasive, quali:
• tampone salivare
• capelli provvisti di bulbo pilifero
• urine
• liquido seminale
• saliva
• cellule provenienti da tessuti diversi.
La possibilità di utilizzare metodiche di prelievo non invasive è molto vantaggiosa se si considera che buona parte delle indagini di paternità viene effettuata su bambini molto piccoli, con la necessità quindi di ricorrere ad un tipo di prelievo meno traumatico possibile.
Quando si effettua il tampone salivare l'analisi viene condotta sulle cellule derivate dall'interno della bocca, che vengono raccolte con un tampone di cotone o con le setole di uno spazzolino, definito tampone buccale.
Questo tipo di prelievo è meno invasivo del prelievo di sangue, non è doloroso ed è praticabile sia ai bambini sia agli adulti. Normalmente il numero di cellule che si ottengono con questo prelievo è sufficiente per effettuare l'analisi.
Quando si effettua il prelievo dei capelli, l'esame viene effettuato sulle cellule che circondano il bulbo pilifero. per tale motivo è indispensabile che i capelli siano strappati direttamente dal cuoio capelluto e non caduti spontaneamente, come per esempio i capelli che rimangono adesi al pettine o alla spazzola, o tagliati con le forbici.
Nelle urine e nel liquido seminale l'analisi viene condotta sulle cellule contenute nei relativi liquidi biologici.
Al termine dell'esame il Laboratorio produrrà, a corredo dell'analisi, una relazione tecnica dettagliata, provvista di elettroferogrammi (applicazioni grafiche dalle quali si può apprezzare visivamente l'eventuale trasmissione dei caratteri genetici dal presunto padre al figlio) ed analisi statistica computerizzata dei risultati.
Per effettuare un accertamento di paternità che abbia valenza legale, è necessario identificare i soggetti che si sottopongono al test ed acquisire le necessarie autorizzazioni, facendo compilare alle parti un apposito modulo provvisto di consenso informato.
In caso di minorenni non emancipati è indispensabile una esplicita autorizzazione all'esecuzione del test rilasciata da parte degli esercenti la potestà genitoriale.
Queste procedure si rendono necessarie al fine di verificare da un lato che il test venga effettuato effettivamente sui soggetti dichiarati, dall'altro la reale intenzione a sottoporsi ad un test che ha finalità del tutto particolari e non rappresenta un semplice prelievo di sangue a fini clinici. Il consenso che ne deriva deve quindi essere inteso come responsabile intenzione all'esecuzione dell'accertamento.
Qualora vi fossero motivi di incompatibilità tra le parti, è possibile effettuare i prelievi in tempi e luoghi diversi, purché non all'insaputa di uno o dell'altro genitore.
http://www.giuristiediritto.it/genetica-forense/230-articoli-e-commenti/441-il-test-di-paternita-in-cosa-consiste-e-come-si-effettua.html