Procuratore Lepore: casellario giudiziario «lento» e i recidivi risultano incensurati

Ecco l’ultimo paradosso, ben dodicimila sentenze non registrate perché il casellario non è aggiornato

NAPOLI — Recidivi incensu­rati: ecco l’ultimo ossimoro del kafkiano pianeta giustizia. Lo svela il procuratore capo della Repubblica di Napoli, Giando­menico Lepore, a margine del seminario del Consiglio supe­riore della magistratura che si è svolto ieri a Roma. «A Napoli — ha detto il magistrato — il casellario giudiziario non è ag­giornato. Mancano i dati utili a rilevare se le condanne sono state inflitte a incensurati o de­linquenti abituali». Sarebbero circa 12.000 quel­le non inserite. Un dato che ac­centua le critiche che le toghe rivolgono al ddl sul processo breve. I nuovi e più favorevoli termini di prescrizione potreb­bero infatti essere applicati an­che a chi abbia già riportato una o più condanne e perciò non ne avrebbe diritto.

L'ITER - Le pre­occupazioni di Lepore trovano conferma nelle parole di Fran­cesco D’Antonio, coordinatore provinciale della Cgil Funzione Pubblica per il settore giusti­zia. «Affinché le sentenze di condanna arrivino al casella­rio », premette, «un impiegato del Tribunale redige una sche­da e la invia alla Procura, dove è custodito il casellario. In Pro­cura un altro impiegato riceve la scheda e la trascrive appun­to nel casellario, con gli estre­mi della sentenza. In una situa­zione normale, il procedimen­to va da sé, senza difficoltà. Nella situazione disastrosa de­gli uffici napoletani, subisce rallentamenti, intoppi, si bloc­ca. Ecco perché anche chi ab­bia riportato una o più condan­ne potrebbe risultare incensu­rato e fruire dei benefici previ­sti dal ddl sulla prescrizione breve».

PIANTA ORGANICA - Servono nuove assun­zioni, secondo D’Antonio. «Nel 2005 la pianta organica del Tribunale di Napoli era di 905 unità. I lavoratori erano pe­rò 830. Nel 2009 la pianta orga­nica è scesa a 864 persone; la­vorano in realtà 807. Proprio ie­ri a Roma il sottosegretario al­la Giustizia, incontrando le or­ganizzazioni sindacali, ha det­to che la nuova pianta organi­ca sarà delineata sulla base del­le unità oggi in servizio: 807 ap­punto. Così davvero diventa impossibile garantire il funzio­namento degli uffici». Si va avanti con gli straordinari: nel 2009 il tetto massimo di 100.000 euro è stato già sfora­to di 200.000 euro. «Significa che nel 2010, non potendo con­cretamente incassare quei 200.000 euro di ore di lavoro extra effettuate, i dipendenti le recupereranno standosene a casa per un bel po’ di settima­ne. Si rischia la paralisi». Non va meglio in Corte di Appello, dice D’Antonio. «Lì la­vorano 280 persone e già ora non bastano. Nei prossimi me­si gli uffici saranno inondati da migliaia di pratiche relative ai ricorsi degli immigrati i quali non abbiano ottenuto lo status di rifugiato politico. L’equili­brio, già ora precario, andrà in frantumi». In Procura, infine, lavorano 530 persone. «Non so­no poche, ma l’età media è ele­vatissima », prosegue D’Anto­nio. «La maggior parte dei com­messi, per esempio, è esonera­ta dal portare i carrelli dei fasci­coli, per motivi di salute».

fonte http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2009/25-novembre-2009/procuratore-lepore-casellario-giudiziario-lento-recidivi-risultano-incensurati--1602059596885.shtml