Cassazione: non merita il carcere il preside che non vigila sugli studenti

Gli studenti di una scuola di Rho, nel milanese, erano soliti organizzare droga-party nei bagni delle scuole, abitudine che quando è stata scoperta non è costata cara soltanto ai ragazzi, ma anche al preside dell'istituto, condannato in primo grado e dalla Corte d'Appello a un anno di reclusione per aver agevolato l'uso di stupefacenti, impedendo ai giovani di ritrovarsi per i loro "rendez-vous" nei servizi della scuola. Le due sentenze facevano leva sull'articolo 79 della legge 309 del 1990, là dove si sostiene che deve essere punito chiunque "avendo la disponibilità di un immobile, ambiente o veicolo idoneo lo adibisce o consente agli altri di adibirlo a luogo di convegno abituale di persone che si diano all'uso di sostanze stupefacenti''. Insomma, la mancata sorveglianza è stata giudicata una sorta di un favoreggiamento. Di tutt'altro avviso è stata la Corte di Cassazione, che con la sentenza 27504 ha ricordato che per commettere un reato sono necessarie "la coscienza e la volontà di commetterlo", condizione che non si è verificata, nella fattispecie. Il preside può aver sottovalutato il problema, ha fatto capire la Corte, ma per questo non merita un anno di carcere.
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