Il nuovo processo civile scommette su tre riti

Tre riti base. Con alcune (poche) specificità da salvare. Al ministero della Giustizia, mentre incombe la presentazione in Consiglio dei ministri delle norme sulla separazione delle carriere tra giudici e Pm e sulla conseguente distinzione dei Csm, si stringono i tempi anche sulla giustizia civile e sull'esercizio delle delega per la semplificazione dei riti. Il lavoro di ricognizione è infatti ormai a buon punto e uno schema di decreto legislativo è in via di definizione per essere poi approvato tra la fine dell'anno e l'inizio del 2011 (contingenze politiche permettendo). In anticipo, comunque, sui tempi di esercizio della delega che scadrà nella prossima estate.

L'obiettivo è arrivare a una drastica semplificazione delle regole processuali che, nel tempo, si sono andate stratificando fino a far conteggiare una trentina di fattispecie con regole procedimentali specifiche. Un sostanzioso antipasto delle intenzioni del legislatore lo si è peraltro avuto con la cancellazione del processo societario sin dall'anno scorso, processo che solo pochi anni fa sembrava dovesse poi costituire il modello per una più ampia riscrittura dell'intero Codice di procedura civile. Identica cancellazione ha poi subìto l'applicazione del processo del lavoro alle controversie in materia di risarcimento del danno da incidente stradale.

Adesso sotto la scure del "tagliaprocedure" finiranno regole come quelle sui giudizi in materia di immigrazione o di controversie sugli onorari agli avvocati o che riguardano il Codice militare. Ma, ancora, a essere sfrondate dovrebbero essere le norme sulla protezione dei dati personali o alcune regole sui pignoramenti. Al termine dell'operazione di razionalizzazione dovranno restare solo tre modelli base previsti dal Codice: il rito ordinario di cognizione, il procedimento sommario delineato dalla riforma in vigore dall'estate scorsa e quello del lavoro. Va però sottolineato come la stessa disposizione di delega salvasse alcune regole speciali come quelle stabilite in materia di famiglia, fallimenti e proprietà industriale.

Dei tre modelli processuali, però, va anche sottolineato come quello più innovativo, il procedimento sommario di cognizione, indirizzato ad arrivare a una conclusione della causa in tempi stretti e con un'istruttoria limitata stenti a decollare, visto che risulta utilizzato solo in misura assai marginale.

La semplificazione non dovrebbe poi avere ricadute a livello di coordinamento sul fronte della conciliazione, l'altro versante che agita il confronto tra avvocatura e ministero. Anche la delega sulla conciliazione, operativa dal prossimo marzo era, infatti, inserita nel medesimo provvedimento di riforma del processo civile. Nelle intenzioni del ministero, anzi, conciliazione e semplificazione dei riti dovrebbero mettere da una parte i cittadini nelle condizioni di poter usufruire di un circuito alternativo efficiente, almeno in alcune materie, e, nel caso scelgano di andare in tribunale, su regole più chiare.

La riduzione delle regole processuali va poi a costituire una tappa di un più ampio programma di riforma che ha avuto uno snodo fondamentale con l'entrata in vigore nell'estate scorsa di numerose modifiche al Codice di procedura (tra le altre il filtro in Cassazione e alcune misure per sanzionare le condotte dilatorie). Tutte misure indirizzate al futuro. Resta ancora da capire la ricetta che il ministero della Giustizia proporrà sullo smaltimento degli oltre 5 milioni di procedimenti arretrati.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-10-12/nuovo-processo-civile-scommette-085552.shtml?uuid=AYo4SBZC