Per i giudici tributari niente compenso variabile se non si chiude il processo

Per i provvedimenti con i quali i giudici tributari non "chiudono" un procedimento non spetta il compenso variabile attribuito ai componenti delle commissioni tributarie. In particolare se si tratta delle ordinanze emesse a seguito della proposizione di istanze cautelari. È la conclusione alla quale arriva la Cassazione con la sentenza 21156/2010 della Sezione lavoro.

Secondo la Corte «l'ordinanza cautelare sia di accoglimento che di rigetto dell'istanza, non conclude in alcun modo il giudizio, essendo invece lo stesso destinato ad essere definito» con uno dei provvedimenti che invece il decreto legislativo 546/1992 prevede per la "definizione" del ricorso. Mentre invece non viene dato nessun rilievo al fatto che la norma non faccia più riferimento agli originari termini di "ricorso deciso" e di "sentenza pubblicata", ma a quelli di "ricorso definito" e "provvedimento emesso". Per i giudici della Corte, infatti, con l'espressione "ricorso definito" ci si riferisce «al ricorso tributario», e il legislatore, con «l'aggettivazione "definito" ha inteso riferirsi a quei provvedimenti che concludono il giudizio tributario». E questo «senza che alcuna disposizione consenta di restringerne o di estenderne l'ambito applicativo a seconda della maggiore o minore complessità dell'accertamento sotteso al provvedimento assunto».

Le istanze di sospensione e le ordinanze dei giudici che a esse dovranno dare risposta, sono destinate a crescere con l'immediata esecutività degli avvisi di accertamento e la rottamazione dell'istituto del ruolo. La sentenza è destinata a generare molte proteste da parte dei giudici tributari, che da sempre lamentano un trattamento economico peggiore rispetto a tutte le altre magistrature onorarie, dovendo affrontare peraltro questioni molto complesse e di notevole portata economica.

Non che la Cassazione non conoscesse l'argomento, visto che anche il Pm nella causa in questione (che aveva concluso per il rigetto del ricorso dell'agenzia delle Entrate, accolto invece dai giudici) era Ennio Sepe, presidente dell'associazione nazionale magistrati tributari. Senza mezzi termini la presidente del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria, Daniela Gobbi, afferma: «Non siamo d'accordo, perché l'ordinanza cautelare, che nel processo tributario non è neanche appellabile, conclude il procedimento cautelare, che ha una sua autonomia all'interno del processo e richiede uno studio del caso e una motivazione»

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